Marasma libico: Italia impreparata a frenarlo

 

Siria e Libia a braccetto. Accordi annunciati in pompa magna, ma poi, nel giro di pochi giorni, si scopre che erano scritti sulla sabbia. Se per Damasco vi sono implicazioni internazionali (Russia e Usa divisi sul ruolo del dittatore Assad) nel Paese che fu di Gheddafi c'è il marasma di due Governi contrapposti (a Tripoli uno d'ispirazione musulmana dura e pura, a Tobruk ispirato all'Occidente e infatti è l'unico riconosciuto dalla comunità internazionale) e in più una miriade di tribù in lotta tra loro.
Per questo l'intesa raggiunta per la seconda volta in un mese in Marocco (Governo unitario con 13 ministri, spartito col manuale Cencelli delle tribù: 5 alla Tripolitania, 4 sia alla Cirenaica sia al Fezzàn) è valutata con molte riserve. Un passo avanti, non certo a svolta.
La più interessata al miglioramento della situazione in Libia è naturalmente l'Italia per la vicinanza territoriale, i nostri trascorsi coloniali e gli interessi economici. Sono mesi che si parla (e lo dicono specialmente gli americani) di una nostra leadership in caso di azione militare per frenare il marasma al di là delle nostre coste dove si sono insediati grossi contingenti dell'Isis, specialmente nella zona di Sirte, la patria di Gheddafi.
Ma nasce immediatamente una domanda: l'Italia è pronta per un impegno del genere? La risposta è “no” sotto il profilo militare, abbiamo un Parlamento riottoso e sopratutto un'opinione pubblica che teme il replay anche da noi dei terribili attentati terroristici che hanno dilaniato Francia, Inghilterra e tanti altri Paesi che sono intervenuti militarmente contro il Califfato. Noi finora non abbiamo partecipato ad azioni del genere e infatti siamo stati immuni, nonostante le ripetute minacce, dagli attacchi dei tagliagole.
Ci sono anche altre due considerazioni che pesano nel giudizio. Il primo è il declino politico-militare degli Usa, tanto più che le primarie mostrano adesso atteggiamenti di protezionismo e isolazionismo. E' quindi da dubitare che l'Italia possa ora avere la protezione americana di cui abbiamo sempre goduto nel Dopoguerra. Siamo come quei ragazzini che, avendo avuto genitori troppo protettivi, non sono capaci di cavarsela da soli.
Il secondo punto riguarda l'Europa che, nonostante le giaculatorie sulla necessità di unità politica e militare, non appare in grado di fronteggiare i venti di guerra e le minacce dall'altra parte del 'mare nostrum'.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it