Mafia in Friuli, ne parla un docente di Oxford

Federico Varese

Federico Varese

Una situazione che "sta toccando livelli di oggettivo allarme". Una regione che "sta diventando sempre più oggetto di interessi di gruppi familiari residenti sul territorio e collegati al crimine organizzato" che investono "in maniera occulta enormi quantità di danaro proveniente da attività illecite". E’ quanto emerso solo qualche mese fa dall’ultimo rapporto della Direzione nazionale antimafia in merito al Friuli Venezia Giulia. Le mafie sono in movimento e per questo l’ultimo appuntamento del ciclo di incontri della serie di cultura economica intitolata "Squilibri", organizzata dall’Istituto Regionale Studi Europei, giovedì 4 giugno ore 17.30 a Pordenone (Auditorium Casa Zanussi) sarà dedicato a questa emergenza. A parlarne Federico Varese, docente di criminologia presso l’Università di Oxford, considerato uno dei più autorevoli analisti del crimine organizzato, delle reti sociali della corruzione; editorialista de La Stampa, collabora anche con The Guardian , Le Monde, El Pais. Nel suo libro “Mafie in movimento”, pubblicato in inglese e tradotto in italiano per Einaudi nel 2012, Federico Varese ha analizzato come il crimine organizzato conquisti nuovi territori con vere e proprie operazioni di trapianto. Già nel febbraio 2013 il sostituto procuratore Pietro Montrone in un convegno a Udine parlava di un malaffare in giacca e cravatta che non adotta i canali tradizionali del pizzo o delle  estorsioni. La mafia, in regione, muove capitali e finanzia imprese. In tempo di crisi economica sopperisce alla stretta creditizia delle banche. «Sono diverse le verifiche patrimoniali a carico di soggetti che fanno gli imprenditori nell’area friulana. Si tratta appunto di società e pubblici servizi riconducibili alla mafia – dichiarava Montrone - dietro alla facciata di un’impresa “pulita” si nascondono capitali mafiosi reinvestiti sul territorio. Poi arrivano le sale slot, fonte inesauribile di finanziamento, il riciclaggio di denaro e l’usura”. Un copione che si ripete sempre uguale. “È la mafia dei colletti bianchi, che sta prendendo sempre più piede in Friuli" sottolineava in quella occasione Roberto Pennisi, magistrato della Direzione nazionale antimafia.