“Mafia capitale” atto secondo, nuovi 44 arresti per l’inchiesta sulla gestione degli immigrati

Non è un remake, ma un film tutto nuovo quello su “mafia capitale” che si è aperto nella notte scorsa con 44 nuovi arresti, che non fosse finita lo si era capito, come si era intuito che dopo il rinvio a giudizio di alcuni soggetti interessati alla prima retata qualcosa si fosse mosso. In sostanza come nelle migliori tradizioni delle inchieste di “mafia” anche quella “capitale” ha i suoi pentiti. L'inchiesta che lo scorso 2 dicembre ha acceso i riflettori sull'organizzazione capeggiata da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi insomma è lungi dall'aver esaurito la propria spinta propulsiva, anzi sembra aver perso vigore dalle conferme date agli investigatori dagli interrogatori degli ultimi mesi. Secondo gli investigatori infatti, gli accertamenti successivi a quella tornata di arresti hanno confermato "l'esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali".
Così all'alba di oggi, giovedì 4 giugno i carabinieri del Ros hanno eseguito i 44 nuovi arresti tra Sicilia, Lazio e Abruzzo, in particolare il blitz dei carabinieri è scattato all'alba nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L'Aquila, Catania ed Enna. L'accusa è di associazione per delinquere e altri reati quali corruzione, abuso d'ufficio, insomma l'intero corollario che accompagna normalmente questo tipo di inchieste che coinvolgono politica, imprenditoria e malavita orgaizzata. Un intereccio malefico che chiamiamo “mafia” e che non è detto abbia collegamenti diretti con “cosa nostraa2 dalla quale però ha acquisito tecniche gestionali e metodo di intimidazione e ricatto. Oltre ai 44 destinatari di provvedimenti pare vi siano anche ventuno indagati a piede libero infatti, Contestualmente agli arresti, sono state eseguite perquisizioni a carico di altre 21 soggetti indagati per gli stessi reati. Sullo sfondo il business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti.
In manette consiglieri comunali e regionali, tra le persone soggette al fermo giudiziario ci sarebbe anche Luca Gramazio, consigliere regionale del Lazio. Ma non solo. Tra i provvedimenti di custodia cautelare in carcere anche quello per l'ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti, mentrte le manette sarebbero scattate anche per l'ex assessore alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo, i consiglieri comunali Giordano Tredicine, Massimo Caprari, l'ex presidente del X Municipio (Ostia), Andrea Tassone, l’ex assessore comunale a Roma alle Politiche Sociali, Angelo Scozzafava.
I provvedimenti non si sono fermati al livello “politico” ovviamente, ma hanno riguardato anche alti dirigenti della Regione Lazio come Daniele Magrini nella veste di responsabile del dipartimento Politiche Sociali. In manette anche Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio e Franco Figurelli che lavorava presso la segreteria di Mirko Coratti. Infine posto ai domiciliari il costruttore D. P. Secondo i primi dati che emergono dall'accusa si legge negli atti che Gramazio avrebbe partecipato all'associazione mafiosa "in qualità di esponente della parte politica che interagiva, secondo uno schema tripartito, con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale". Nell'ordinanza di custodia cautelare, che è stata emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, vengono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori ed altro. Nel mirino principalmente la gestione dei centri di accoglienza, in particolare le indagini hanno documentato quello che gli inquirenti definiscono un "ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d'imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori".