Mac Donald’s licenzia personale a Milano, lavoratori avvertiti solo 24 ore prima

La crisi morde e gli italiani pare meno, almeno i panini dei fast food, così anche in colosso Mc Donald's che recentemente si auto gratificava con la sua presenza ad Expò marca qualche segno di “cedimento” e lo fa proprio a Milano dove ha deciso di licenziare quattro lavoratori approfittando della scusa che il locale nella centrale piazza San Babila chiude. Eppure è di poco più di due anni fa la pubblicità, ora rivelatasi ipocrita, con cui, nel 2012, McDonald’s bombardava le orecchie degli italiani che si dibattevano nella crisi economica più nera di sempre e si presentava come la multinazionale sana e coscienziosa che pensa ai giovani, suoi clienti per eccellenza, in cerca di lavoro promettendo 3000 assunzioni nei tre anni successivi. Ebbene, proprio nel terzo anno, McDonald’s ha deciso di licenziare. Un piccolo gruppo certo. Ma un segnale preciso che dovrebbe far drizzare le orecchie ai sostenitore del job act e dei contratti a tutele crescenti che guarda caso durano proprio tre anni. In realtà Mac Donald's è una classica multinazionale che risponde a determinati e precisi criteri di gestione capitalistica. I profitti devono crescere sempre e comunque, se non si vende si abbassano i costi e quelli del lavoro sono i più facili da eliminare. Per questo Mac Donald's come prima di lei molte aziende, ha usato una tecnica ben conosciuta dalle imprese per far quadrare i conti con poca fatica facendo anche in modo di evitare le proteste dei lavoratori. Pur sapendo infatti da tempo che non le sarebbe stato rinnovato l’affitto dello spazio, ha comunicato solo a meno di 24 ore dalla chiusura il fatto ai 44 dipendenti. La Filcalms Cgil, che aveva già sostenuto, subodorando l'aria di tempesta,  a inizio maggio un’astensione dal lavoro di un’ora dei dipendenti, si dice però presa in contropiede dalla scelta senza discussione presa dall'azienda e protesta contro un comportamento che viene definito come “incomprensibile e inaccettabile” soprattutto perché i 4 lavoratori, di cui due delegati sindacali, sono stati licenziati mentre agli altri è stato sostanzialmente imposto il trasferimento in altra sede, senza discussione o possibilità di scelta alcuna. Insomma una idea delle relazioni sindacali e del rispetto per i propri lavoratori poco ortodossa.  Inutile dire che di fronte a un colosso del genere la battaglia sindacale non può essere dei singoli, serve che i lavoratori solidarizzino e si organizzino tra di loro perché le decisioni che riguardano la loro vita non siano prese sopra le loro teste, dicono sostanzialmente dal sindacato, ma per farlo, aggiungiamo noi, servirà che le nuove generazioni di lavoratori prendano quella coscienza sindacale che fu dei loro padri e ancor più dei loro nonni. In mancanza di questo ogni battaglia diventerà una missione impossibile.  Tuttavia anche in questo senso dei segnali cominciano ad esserci, basta pensare alle proteste all'Ikea, fatto impensabile fino a pochi mesi fa.