Lupi come il sole si “eclissa” dal governo. Ora inizia il toto nomi sul rimpasto

Mentre nel cielo il sole si oscurava per l'evento astronomico dell'anno, nell'aula semi deserta e non certo perchè i parlamentari erano sui tetti di Montecitorio a naso all'insù per guardare la luna che oscurava il sole, il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, travolto dallo scandalo Grandi Opere, rassegnava le sue dimissioni. Nella sua informativa alla Camera Lupi ha detto: "A sole 72 ore dai fatti c'è la presa d'atto della necessità della mia scelta: mi dimetto. A 72 ore dai fatti e non a 72 giorni". Poi tracciando un bilancio del suo operato Lupi ha affermato: "Abbiamo promosso un'opera di trasparenza su tutte le opere e a proposito di rotazione dei dirigenti non solo è avvenuta ma nel mio ministero è avvenuta per la prima volta la rotazione dei provveditori alle opere pubbliche". Per quanto riguarda il mancato allontanamento di Ercole Incalza, dirigente coinvolto nell'inchiesta, dal suo ministero Lupi ha invece spiegato: "I motivi che mi hanno indotto a non rimuovere Incalza dal suo ruolo, con incarico che sarebbe scaduto il 31 dicembre 2015, risiedono nel fatto che dopo approfondita istruttoria ho potuto verificare che Incalza nei vari procedimenti penali che ha avuto non ha subito alcuna condanna. E' un elemento oggettivo". "Ercole Incalza ha rassegnato le proprie dimissioni con una nota il 17 dicembre 2014 e contrariamente a quanto detto non è stato assegnato alcun carico di consulenza dal ministero" ha precisato Lupi. Poi tristemente, mentre il sole tornava a splendere su Roma si è allontanato dal palazzo. Ora si apre il toto ministro, in pole position Raffaele Cantone presidente dell'authority anticorruzione. Sarebbe una scelta di chiaro significato simbolico, una riposta mediatica all'allarme tangenti, ma che dai più maliziosi viene letta anche in maniera malevola. Cantone starebbe mettendo il naso in troppi affari e quindi tanto vale utilizzare il promuovi e rimuovi tanto utilizzato nell'Italia del vivi e lascia vivere. Altri nomi possibili quello di Graziano Del Rio, che in realtà viene tirato fuori in ogni occasione come fosse il prezzemolo o un temporaneo interim a Renzi con la prospettiva di un rimpasto che vedrebbe il passaggio a Quagliariello di Ncd agli “affari regionali” mentre le infrastrutture verrebbero “spacchettate” trasferendo a Palazzo Chigi, quindi a Renzi le competenze della struttura tecnica di missione (quella che era guidata da Incalza) e che decide sulle grandi opere, mentre tutto il resto potrebbe essere dato ad esponente anche di secondo piano. Nomi ovviamente circolano come spesso avviene in questi casi, ma spesso si tratta di buttade funzionali a bruciarli più che ad eleggerli. Una cosa però è certa, la vicenda vedrà un ridimensionamento del ruolo di Ncd nel Governo, che voci, vorrebbero però compensato con qualche altro giro di poltrone minori o addirittura la creazione di nuove posizioni che garantiscano una rendita di posizione a Ncd. Insomma la peggiore politica spunta come fungo malefico dopo la pioggia alla corta del rottamatore che somiglia sempre di più ad un vecchio democristiano del secolo scorso.

Fabio Folisi