L’istruzione privata è per i più facoltosi. Dall’Albania all’Italia

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Partiamo da lontano, dalla terribile cronaca dei giorni scorsi relativa alla tragedia di Garissa, in Kenya. Il 2 marzo, gli shaabab islamisti somali hanno attaccato il campus locale, uccidendo in maniera spietata quasi 150 studenti: un attacco spietato rivolto verso un centro dell'istruzione universitaria, dove convivono quasi un migliaio di persone (di etnie e religioni diverse). La conoscenza e l'educazione sono stati identificati come un bersaglio da abbattere e forse non è proprio un caso. In molti casi non è affatto facile digerire l'idea che non sia possibile ergere muri oppure sfruttare le differenze per propri scopi, non certo nobili.

Creare un'istruzione di serie A per pochi privilegiati, ma garantire al tempo stesso l'esistenza di un'altra, svilita, povera e di certo poco attraente, in poche parole di serie B, sembra essere un modo utile affinchè si possa comodamente elogiare la prima e continuare a criticare la seconda. Analizziamo un caso recente: all'incirca tre anni fa siamo venuti a conoscenza della laurea conseguita da Renzo Bossi, rampollo dell'Umberto leghista, presso la Facoltà di Economia aziendale dell'Università privata Kristal di Tirana, in Albania. Comprata con fondi pubblici destinati alla Lega, la laurea è risultata essere pure falsa. Bossi junior stesso (che più di una volta aveva ripetuto persino l'esame di maturità) dichiarò, nel periodo in cui la notizia iniziava ad essere pubblica, che quel documento di laurea non era vero, affermando di non saperne nulla e quindi di non avere responsabilità. Nel frattempo, nel luglio 2011, giravano anche le domande di riconoscimento in Italia della sua laurea albanese.

Una domanda sorge spontanea: a parte il fatto di riparare fino in Albania per una laurea, perchè ricorrere ad un istituto universitario privato ? Tra le altre cose infatti l’ateneo Kristal dovette subire di lì a poco la sospensione della licenza per l’anno accademico 2012-2013 con l’obbligo di controlli da parte del Ministero dell’Istruzione albanese. Evidentemente quei controlli rilevarono anche altro, dato che la scorsa estate quest'ateneo ha chiuso definitivamente i battenti.

Andando a distinguere tra istituti pubblici e quelli privati, siamo sicuri che iscriversi ad un corso di studi di quest'ultimo tipo sia sempre preferibile ad uno statale ? Il caso di Renzo Bossi dimostra proprio il contrario. Dopo anni di svilimento della scuola pubblica, in base ad un articolo apparso sul settimanale l'Espresso recentemente, apprendiamo che 700 milioni di euro l'anno confluiscono verso i cosiddetti 'istituti paritari', quando lo Stato italiano non riesce più da tempo a garantire la sicurezza in molti edifici scolastici.

Molti soldi pubblici arrivano a scuole che non eccellono e che non sono sottoposte a seri controlli: gli istituti statali italiani nel loro complesso sfondano le 41 mila unità, quelli non pubblici arrivano invece a quota 13.625. Ma a questi spetta un fiume di denaro che potrebbe servire per mettere a norma corpo insegnante, spese ordinarie e tutto ciò che manca nel sempre più deficitario bilancio della scuola italiana per tutti. Ormai in Italia, anche nel campo dell'istruzione obbligatoria, sono le famiglie degli studenti a portare il proprio contributo economico: in caso contrario, nella migliore delle ipotesi, manca il materiale di cancelleria o la carta igienica. Casi simili sono sempre più diffusi da nord a sud.

E' giusto che siano tutti i cittadini a pagare con le proprie tasse per scuole private a cui moltissimi dei loro figli non potranno mai accedere ? Sarebbe bello che un referendum rispondesse a questo quesito. Il rischio che l'istruzione pubblica perda le sue ragioni d'essere e venga 'fagocitata' da quella paritaria grazie all'afflusso di soldi pubblici sarebbe l'ennesimo triste paradosso tutto italiano. Un passo indietro per tutto il Paese.