L’interminabile intifada insanguina la Terra Santa

 

Senza fine. Anche se, con terminologia moderna, la chiamano Intifada 2.0, noi continuiamo a definirla “Intifada dei coltelli”. Nemmeno le feste di Natale, che pongono la Terra Santa al centro della gioia del mondo, son riuscite a frenare la scia di violenza che da 67 anni insanguina la terra in cui nacque il Redentore. Fu infatti nel '48 che l'Onu riconobbe la nascita, come Stati indipendenti, di Israele e della Palestina. Soltanto che questa non ha ancora vagìto.
I tre re venuti dall'Oriente ad adorare il bimbo celeste non dovettero superare muri, loro potenti e gli ultimi pastori si prostrarono insieme davanti alla grotta di Betlemme, sula collina che domina Gerusalemme. Ora invece il muro esiste e divide la città della natività e la capitale dela Giudea. Con posti di blocco e le scritte disperate dei palestinesi che rivendicano i loro diritti.
I fragili accordi raggiunti da Arafat e dal moderato suo successore con i Governi ebraici hanno sempre trovato mine sotto le loro firme, le bombe e i coltelli dei radicali palestinesi dei campi di Gaza e della Cisgiordania così come degli oltranzisti sionisti che hanno continuano a costruire colonie agricole in territori non loro.
Uno compie un attentato, l'altro raddoppia la reazione. E la spirale non ha fine. Inascoltati gli appelli dei vari Pontefici e le pressioni dei diversi inquilini della Casa Bianca.
Alla continua emergenza terrorismo, resa più acuta dagli attentati durante le festività natalizie, si aggiunge adesso anche il pericolo di infiltrazioni dell'Isis che avrebbero come obiettivi i turisti stranieri e i luoghi santi del cristianesimo. Cellule imprevedibili che possono colpire dovunque.
Con una diversa volontà, sarebbe questo il momento ideale perché ebrei e palestinesi unissero gli sforzi e la troppo lunga contrapposizione per affrontare insieme la nuova emergenza. Invece, sordi alla ragione, proprio in questi giorni i giovani dell'Intifada 2.0, nati a inizio autunno nei quartieri degradati di Gerusalemme e poi allargatisi alle città dei territori occupati, hanno scatenato l'ennesima serie dei attentati contro cittadini israeliani.
Fanno parte dei Tanzim, l'ala militare di Al Fatah, il cui capo Marwan Barghouti è detenuto nelle carceri ebraiche, condannato all'ergastolo per terrorismo. Pieno di armi anche Hamas che si è radicato in Cisgiordania, sulle pietraie rivolte verso la valle del Giordano dove son passati (e poi scacciati) romani, crociati, ottomani, ebrei e giordani. Luoghi in emergenza cronica, pieni di rifugiati palestinesi, in particolare giovani sotto i 25 anni. E' qui che nasce la nuova Intifada.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it