L’INSICUREZZA ALIMENTARE FA AUMENTARE GLI SPOSTAMENTI DAL SUD SUDAN

L’UNHCR esprime “preoccupazione” per il crescente numero di sudsudanesi in fuga verso il Sudan per l’insicurezza alimentare causata dal conflitto in corso e dal deterioramento delle condizioni economiche. È quanto si legge in una nota dell’Agenzia Onu in cui si spiega che la situazione di maggiore insicurezza alimentare e disagio sociale in alcune parti del Sud Sudan, soprattutto negli Stati del nord-ovest di Bahr El Ghazal settentrionale e Warrap, hanno provocato dall’inizio di Gennaio l’esodo di circa 38.000 persone negli Stati del Darfur orientale e meridionale.
Per questo, prosegue la nota, l’UNHCR “teme che la situazione possa velocemente peggiorare mentre si aggrava la crisi nutrizionale nelle regioni dell’Alto Nilo, Warrap e Bahr Ghazal settentrionale”.
La Commissione Aiuti Umanitari del Governo del Sudan ha riportato l’arrivo di 2.328 sudsudanesi a El Meiram, e di 2.520 a Kharasana, nello Stato del Kordofan occidentale.
Questi nuovi arrivati, il cui numero potrebbe essere sottostimato, sono arrivati in Sudan in condizioni di salute precarie, molti hanno rischiato la propria vita lungo il tragitto. Hanno bisogno di aiuti umanitari che includano cibo, acqua, beni di prima necessità, prevenzione e risposte adeguate alla violenza sessuale e di genere, così come ricongiungimenti familiari.
Una missione guidata dall’UNHCR a El Meiram del 20 e 21 marzo ha valutato il livello e la natura di questi bisogni. Nello Stato del Darfur orientale, stanno arrivando ogni giorno una media di 500 sudsudanesi – ovvero circa 100 famiglie; la settimana scorsa il numero di nuovi arrivati ha oltrepassato le 150 famiglie, con un totale di 35.324 persone fino al 23 marzo. Ulteriori arrivi sono previsti nei prossimi giorni.
Queste persone sono state accolte in gran parte nel campo per sfollati a Khor Omer, e in misura minore nei villaggi di Adila, Bahr Alara, Asalaya, Abu Karinka e Abu Jabra. La situazione è drammatica: molti dei nuovi arrivati hanno viaggiato più di 4 settimane prima di giungere a Khor Omer, hanno portato con sé solo pochi effetti personali e hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria.
L’UNHCR, insieme a OCHA, coordinerà la risposta umanitaria complessiva, che si focalizzerà in diverse aree di protezione: salute pubblica e nutrizione, assistenza sanitaria, beni di prima necessità, prevenzione e risposte adeguate alla violenza sessuale e di genere, così come protezione dei minori.
L’UNHCR chiede inoltre di avere accesso diretto nel Darfur orientale che permetta di sostenere la risposta umanitaria.
Nel Darfur meridionale, nel campo di Beliel è stato registrato l’arrivo di oltre 2.000 persone, molte delle quali sono arrivate senza documenti d’identità e hanno bisogno di assistenza umanitaria, in particolare cibo e beni per l’igiene, sapone e taniche. Molti bambini sono stati separati dalle proprie famiglie.
La settimana scorsa, l’UNHCR ha coordinato e realizzato insieme ad altre agenzie, una missione di valutazione dei bisogni dei nuovi arrivati e delle comunità ospitanti, che risultano già affollate, con famiglie che ospitano da 25 a 35 persone. Dalla valutazione emerge che i rifugiati sono stati esposti a situazioni di insicurezza durante la fuga verso il Sudan, che stanno vivendo ora in condizioni di sovraffollamento e che molte sono le persone malate e che hanno bisogno di assistenza sanitaria.
Il conflitto è scoppiato in Sud Sudan nel dicembre 2013 e ha prodotto una delle emergenze umanitarie più grandi al mondo, con più di 2.3 milioni di persone costrette a fuggire dalle loro case, di cui 678.000 hanno chiesto asilo nei paesi confinanti e 1.69 milioni di persone sono sfollate nel Paese. La crescente insicurezza alimentare e il conflitto in corso stanno costringendo sempre più sudsudanesi a fuggire. Ci sono circa 2.8 milioni di persone in Sud Sudan, ufficialmente classificate come persone colpite da ‘crisi’ o ‘emergenza’ di insicurezza alimentare, secondo Fewsnet, l’organismo mondiale che monitora tali situazioni.
Con il crescente numero di sudsudanesi che fuggono dal Paese, conclude la nota, l’UNHCR “è estremamente preoccupata perché il Piano di Risposta Regionale per i rifugiati del Sud Sudan (RRRP) del 2016, coordinato dall’ UNHCR insieme a 39 partner, che comprende i programmi rivolti ai rifugiati nei paesi confinanti, è finanziato soltanto per il 3%. Come conseguenza, attività essenziali salva vita come la fornitura di acqua potabile, servizi medico-sanitari, cibo e rifugio siano severamente sotto finanziate”