Liberi gli ultimi due ostaggi italiani a Sabrata. Ora è nulla osta all’intervento?

La notizia della liberazione dei due italiani, diffusa questa mattina da Domenico Quirico su La Stampa, ha fatto immediatamente il giro di tutte le redazioni: ha trovato prima conferma semi-ufficiale nella foto di un testo a stampatello (foto pubblicata dal Sabratha Media Center) e poi in un video che ritrae i due italiani certamente provati ma vivi.
Solo alla fine, com'è giusto per le verifiche del caso, è arrivata la conferma della Farnesina preceduta comunque dalle parole del figlio di Gino Pollicardo. Così si chiude la vicenda dei quattro dipendenti della ditta Bonatti, rapiti in Libia a luglio 2015: con la liberazione di due e l'atroce morte degli altri.
Diversa infatti la sorte toccata a Fausto Piano e Salvatore Failla che, come riferito dalla Farnesina, sarebbero stati uccisi. La conferma già ieri nelle immagini dei corpi fra le vittime di una sparatoria, decisamente poco chiara, avvenuta nella regione di Sabrata.
Poco chiari chi erano i soggetti, subito bollati come Isis, che tenevano prigionieri i due ostaggi italiani.
Sembra che gli italiani prigionieri fossero stati scambiati per foreign fighters dai miliziani, forse filo governativi, che avevano bloccato ed attaccato il piccolo convoglio in fuga da Sabrata. Oscura anche la dinamica della morte dei due italiani, soprattutto se risulterà vera l'indiscrezione secondo cui sarebbero stati uccisi da un colpo d'arma da fuoco alla nuca.
Non sarebbero stati colpiti dal fuoco casuale di una sparatoria, dunque, ma trucidati in una vera esecuzione, forse dai loro carcerieri o forse per errore da chi avrebbe dovuto invece liberarli. Intanto si moltiplicano le voci secondo cui in realtà i due italiani erano su quelle auto perchè in procinto di raggiungere una zona dove sarebbero stati liberati, a seguito del pagamento di un parziale riscatto da parte italiana. Insomma gli ostaggi italiani, secondo questa tesi che gira in Libia, sarebbero stati divisi per ottenere altro denaro ma soprattutto sarebbero stati intercettati dalle milizie governative non contente della trattativa fra i rapitori e l'Italia.
Una tesi certo possibile, come altre che girano, ma altamente improbabile vista la liberazione odierna degli altri due ostaggi. Un fatto invece è certo: la conclusione della vicenda risolve un problema alla diplomazia e soprattutto al Governo italiano che sotto la pressione mediatica del caso dei lavoratori della Bonatti avrebbe avuto più difficoltà a far digerire ai cittadini italiani quanto presto, anzi prestissimo, ci si accinge a fare. Parliamo dell'intervento armato in territorio libico che le gerarchie militari occidentali stanno preparando da tempo.
Che l'azione sia matura non lo dimostrano solo i movimenti navali davanti alla Libia, con i francesi che hanno posizionato una loro portaerei davanti a Bengasi o le pressioni Usa sull'Italia per l'assunzione del comando delle operazioni, ma soprattutto il fatto che si attende la formazione di un governo libico più o meno fantoccio per avere la benedizione all'intervento. Il fatto che questo esecutivo sia vero o finto non è un fatto ininfluente e giustamente l'Italia vuole capire se si tratterà o meno di politica libica in grado di rappresentare la maggioranza della frastagliata realtà di quell'enorme territorio.
Il fatto non è ininfluente anche perchè sul piano militare bisognerà vedere se vi sarà una reale collaborazione con i miliziani delle varie fazioni, unite per ora solo dall'obbiettivo di fermare l'Isis, ma che poi potrebbero riprendere le ostilità fra di loro. La strategia militare italiana si basa su un assunto: è disponibile una consistente “massa critica” militare libica che risponde al disegno politico delle forze che sostengono il governo unitario o no? Per dirla chiaramente le decine e decine di migliaia di miliziani bene armati, pare 50 mila, saranno utili per le operazioni di terra oppure no ?
I miliziani hanno certo un alto livello professionale (maturato in cinque anni di combattimenti) e possono costituire una “armata di terra” a disposizione del Comando italiano, ma risponderanno agli ordini ? In assenza di queste risposte sarà davvero dura, non solo avere ragione dell'Isis, ma anche arrivare a quella stabilizzazione che tutti sperano.