Lex dura lex. Salvini si dovrà piegare alla legge, non è lui il dispensatore di castighi e pene

Lex dura lex, non per i migranti, ma per il ministro degli interni Matteo Salvini che non vedrà scendere in manette, come si augurava, i migranti rei, a suo dire, di un ammutinamento in mare da fare impallidire quello del Bounty. Niente ferri mani e piedi in stile schiavi neri, dato che dagli interrogatori in mare non ci sono evidenze di reati gravi e dato anche che l'Italia, con buona pace del nuovo aspirante uomo forte, è ancora uno stato di diritto. Sarà insomma, come deve essere, la Procura di Trapani a valutare la posizione dei due migranti, un ghambiano e un sudanese, individuati come i presunti responsabili delle minacce che lunedì hanno costretto la Guardia costiera a prendere a bordo della nave Diciotti i 67 migranti soccorsi domenica dal rimorchiatore Vos Thalassa che stava per consegnarli alle motovedette libiche. Delusione per Salvini che evidentemente ha scambiato il ruolo di ministro degli interni con quello di gestore della giustizia o meglio di dispensatore di pene e sentenze. L'indagine-lampo svolta dagli investigatori della polizia di Stato, che ieri Salvini ha mandato a bordo della Vos Thalassa a raccogliere le testimonianze del comandante e degli uomini di equipaggio minacciati dai migranti, non ha portato all'individuazione di elementi talmente gravi da consentire un fermo di polizia prima dello sbarco come aveva chiesto il ministro dell'Interno Salvini come precondizione per autorizzare lo sbarco, insomma la protesta, che molti fra l'altro hanno considerata legittima da parte di chi non voleva tornare nei lager libici, non è stata violenta, di certo meno di quella che nel 1996 vide protagonista la dirigenza leghista quando la Procura di Verona inviò la polizia a perquisire la sede di via Bellerio a Milano, nell’ambito dell’inchiesta sulla Guardia padana. Ricordiamo che alcuni dirigenti leghisti, fra cui il futuro ministro Roberto Maroni, ingaggiarono un parapiglia con gli agenti per impedire loro di compiere il proprio dovere. Maroni, prima di finire in ospedale con il naso rotto, avrebbe tentato di mordere la caviglia di un agente di polizia. Per quella azione Bobo venne condannato definitivamente a 4 mesi e 20 giorni di reclusione per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Oggi in mancanza di una flagranza di reato i poliziotti della squadra mobile di Trapani e dello Sco partiti per raggiungere in acque internazionali hanno preso a verbale le testimonianze del comandante e l'equipaggio del rimorchiatore e recuperati documenti fra cui alcune mail partite dalla nave verso l'armatore. Interrogati a bordo della Vos Thalassa anche i migranti e i due presunti responsabili, un sudanese e un ghanese. Il fermo di polizia sarebbe possibile solo se venisse ipotizzato a loro carico un reato particolarmente grave, come il tentato omicidio. Il fascicolo verrà invece valutato dalla Procura di Trapani diretta da Alfredo Morvillo che verrà radicata la propria competenza solo quando la nave toccherà il molo Ronciglio del porto di Trapani. Nonostante questo è molto probabile che Salvini vorrà comunque una messinscena propagandista in porto a Trapani dove attraccherà la nave ci sono anche diversi furgoni cellulari e macchine della polizia che scorteranno i migranti fino all'hotspot dove verranno identificati e resteranno in attesa delle valutazioni dei magistrati.