L’Europa da fiducia e soldi alla Turchia di Erdogan per tenere i migranti lontano dalle proprie frontiere. In cambio abbiamo fatto entrare un “cavallo di Troia”?

Accordo Ue-Turchia su flussi migranti. Il vertice straordinario Ue-Turchia si è concluso con un accordo sul piano d'azione per il controllo dei flussi migratori, tema centrale del summit. "Non ci sarà soluzione senza risposta comune", ha sintetizzato il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker. L'Europa darà 3 miliardi ad Ankara per bloccare il flusso dei rifugiati verso l'Ue. In cambio dell'aiuto, liberalizzazione dei visti di ingresso per i cittadini turchi e accelerazione dei negoziati per l'ingresso del Paese nell'Unione Europea. Questa in estrema sintesi la notizia come battuta dalle Agenzie di stampa internazionali. Inutile dire che l'accordo è frutto di una mediazione, ma molti osservatori lo criticano aspramente, certo Ankara mette a segno solo metà dei propri obiettivi sulla partita dei soldi, infatti i tre miliardi di fondi aggiuntivi sono solo "iniziali", lasciando intendere che potrebbero seguire altre somme ma condizionate al "bisogno e natura del finanziamento" e "saranno riviste alla luce dello sviluppo della situazione". Ma comunque è una vittoria per Erdogan che da bravo negoziatore avrà chiesto molto di più di quanto sapeva poter ottenere, per arrivare ad un risultato per lui soddisfacente. Il problema è che solo sui soldi c'è stato un negoziato, perché la Turchia chiedeva tre miliardi l'anno, mentre l'Ue proponeva di stanziarne solo tre e su base biennale. Alla fine si è trovato un compromesso sulla bozza scrivendo una formulazione la più neutra possibile, che non fissa né modalità, né tempi dell'erogazione ma lascia aperta l'ipotesi di ulteriori somme. Ma in realtà il vero problema era nella finalità del finanziamento ben chiarito dal presidente del consiglio Ue Donald Tusk:"Il nostro principale obiettivo è contenere il flusso di migranti verso l'Europa. Dopo molte settimane di duro lavoro e negoziati abbiamo raggiunto un accordo che spero sia accettato da tutte le parti". Già contenere i flussi, allontanarli dalla bella Europa facendo fare il lavoro “sporco” ai Turchi, esattamente come fece l'Italia di memoria Berlusconiana con la Libia di Gheddafi, quanto pagò per mantenere i migranti lontano delle coste italiane. Poco importa se questi disperati del terzo millennio vennero rinchiusi e spesso schiavizzati e poi lasciati morire di fame, sete e percosse in lager nel deserto secondo il principio "occhio che non vede, cuore che non duole". Con Erdogan il rischio che avvenga praticamente lo stesso è altissimo considerando quanto sta attuando a livello repressivo nel suo stesso paese il presidente turco, con una aggravante rispetto a Gheddafi, il fatto che la Turchia è membro Nato e che per questo il legame rischia di diventare una pericolosa palla al piede per l'occidente. Il dramma è che l'ipocrisia europea è massima, non importa se per risolvere un problema alle proprie frontiere se ne crea un altro umanitario gigantesco, l'importante che non si sappia. Così invece di protestare con la Turchia per la pericolosa involuzione antidemocratica in salsa islamica che sta attuando Erdogan, lo si premia con 3 miliardi, senza neppure condizionarli al ristabilimento di libertà di stampa, fine della repressione interna contro gli oppositori e magari politica militare ed economica più trasparente rispetto ai traffici e ai canali che la Turchia mantiene aperti con L'Isis. Ci sono poi gli altri due punti portati a casa da Erdogan, l'accelerazione dell'adesione Ue ma soprattutto la liberalizzazione dei visti d'ingresso. Anche se non è corretto pensare ad una sorta di cavallo di troia che l'Europa si porta entro le mura, di certo in un momento nel quale si parla di violentare Scenghen l'idea di aprire le porte ai turchi senza controllo non appare la più adeguata alla situazione in considerazione del fatto che in Turchia nuotano cellule terroristiche di varia natura, ma che hanno tutte il denominatore comune di essere anti-Occidentali. Insomma c'è il rischio nel tempo di dover dare ragione a Putin. Infatti nel braccio di ferro fra Ankara e Mosca dopo l'abbattimento del Sukoi 24 russo, la Ue sembra aver scelto di credere ai primi, ovviamente per ragioni di servilismo nei confronti degli Stati Uniti la cui politica estera miope è concausa di quanto avvenuto in medio oriente negli ultimi anni. Perfino Alexis Tsipras ormai perfettamente integrato nelle logiche di un Europa degli interessi più che dei popoli, si è omologato, appiattito sulle politiche della Ue: "Il vertice Ue-Turchia è un passo importante per affrontare la crisi dei profughi in modo efficace ed umano", ha spiegato il premier greco, che ha aggiunto Dobbiamo fare passi avanti nel processo di adesione della Turchia" secondo il quadro negoziato, ma "dobbiamo essere anche sicuri che le autorità turche facciano tutto quello che devono fare per diminuire i flussi, perché nessuno può permettersi questi incredibili flussi". E che per la Turchia quanto accaduto è un vero colpo gobbo lo dimostrano le parole del premier turco Ahmet Davutoglu: "Questo è un giorno storico nel nostro processo di adesione all'Ue", ha affermato Davutoglu. "Questo è un vertice che serve a restituire energia alle nostre relazioni ma anche per condividere gli ultimi sviluppi in Europa e nel vicinato europeo", afferma. "Non dimentichiamo che alla base della crisi migratoria c'è la tragedia siriana: sia noi, sia l'Unione europea, stiamo pagando il prezzo del fallimento dell'Onu che non è stato in grado di risolvere la crisi sin dall'inizio", ha spiegato il premier turco che, su questo passaggio ha pienamente ragione.