Legge Merlin alla Corte Costituzionale: Serena Pellegrino (LeU) è giusto che le norme evolvano ma garantendo alle donne la libertà di scegliere della propria sessualità

E' di due giorni fa la notizia che la Corte d'appello di Bari ha sospeso il processo Escort per il sospetto di incostituzionalità della legge Merlin, che a partire dal 1958 regolamenta la prostituzione. Il risultato è stato l'invio degli atti alla Corte costituzionale. La decisione dei giudici di secondo grado è stata adottata durante un'udienza del procedimento in cui sono imputati Gianpaolo Tarantini, Sabina Began (l'ape regina dei party nelle residenze dell'allora premier Silvio Berlusconi), Massimiliano Verdoscia e il pr milanese Peter Faraone. Si tratta del primo e più noto filone riguardante Gianpi e le escort portate tra il 2008 e il 2009 a Palazzo Grazioli. Due di loro, Patrizia D'Addario e Terry De Nicolo, si sono costitute parti civili. In primo grado i giudici non avevano riconosciuto loro alcun risarcimento. L'eccezione di incostituzionalità, nella parte in cui si affronta la questione dell'autodeterminazione nella scelta di prostituirsi, era stata rigettata in primo grado ma riproposta dai difensori in appello.
Sulla vicenda interviene oggi la parlamentare Serena Pellegrino ( LeU – Sinistra Italiana) “La questione del rinvio alla Corte Costituzionale della legge Merlin nella parte in cui punisce lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione vorrei fosse considerata al di là del concetto di disporre della sessualità in termini, come si è detto, contrattualistici e di lavoro autonomo.
A me pare un approccio molto tecnico, che guarda da fuori e da lontano alla condizione delle donne. Mi chiedo, anche in questa circostanza, se le donne che liberamente scelgono questa strada sono state altrettanto libere di crescere protette, di studiare, di essere trattate come individui con pieno diritto ad una vita dignitosa, di essere salvaguardate dalla violenza e dall’abuso, di ottenere un lavoro, un reddito adeguato e disporre di una casa, di poter esprimere compiutamente la propria personalità e cercare di raggiungere se non la felicità almeno la sicurezza e la serenità.”
Così la parlamentare candidata di LeU – Sinistra Italiana che aggiunge: “L’iniziativa della Corte d’Appello di Bari è certamente importante perché apre la valutazione sulla corrispondenza ed l’efficacia delle norme vigenti con l’evoluzione sociale e culturale del Paese.
Ma spero susciti anche un dibattito parallelo, ugualmente necessario: ammettiamo che il diritto ad esprimersi liberamente attraverso la sessualità è stato troppo spesso rappresentato in contesti di assoluto disvalore culturale, svilendolo da componente fondamentale della personalità e dell’esperienza di vita a luogo comune del marketing che trasforma ogni cosa in oggetti da vendere e comperare, incluso il corpo delle donne. Diamo alle donne quelle tutele e garanzie che ancora non hanno, cioè la possibilità di scegliersi effettivamente la vita che vogliono avere e non essere costrette a fare di se stesse un prodotto commerciale: solo allora avremo una visione meno maschile e una comprensione più profonda della questione del reclutamento e intermediazione per le sex workers”.