L’economia rallenta, le borse accelerano

L'ultima analisi del Fondo Monetario Internazionale rileva una rallentata crescita dell'economia mondiale, seppure con rilevanti differenze tra le principali macro aree.

Notizie positive giungono ancora dagli Stati Uniti, l'economia a "stelle & strisce" continua a crescere confermando il suo ruolo di locomotiva dell'economia globale; il colosso asiatico invece mostra segni di cedimento, insieme a Russia, Giappone ed Europa.

L'organizzazione parigina, nel suo complesso, ha rivisto al ribasso il Pil mondiale, nonostante il calo del prezzo del petrolio, anzi, questi risulta essere una delle cause concomitanti: "La revisione al ribasso riflette la rivalutazione delle prospettive di Cina, Russia, dell'area euro e del Giappone, ma anche l'attività più debole dei maggiori esportatori di petrolio in seguito al calo dei prezzi del greggio". Come sempre succede in situazioni di debolezza come questi, viene posta come elemento prioritario il completamento delle riforme strutturali nelle diverse economie, il capo economista del Fmi, Olivier Blanchard sottolinea: "L'economia si trova ad affrontare forti e complesse correnti e controcorrenti: il calo del prezzo del greggio ha risvolti positivi e negativi, così come il deprezzamento del dollaro".

Riguardo all'area Euro, il Pil  crescerà quest'anno dell'1,2% e nel 2016 del 1,4%: "L'attività dell'area euro - prosegue Blanchard - dovrebbe essere sostenuta dai bassi prezzi del petrolio, da un ulteriore allentamento monetario (i cui effetti si sono già visti sui mercati finanziari), una politica di bilancio più neutra e il recente apprezzamento dell'euro". Mentre rallenta anche la Germania, la cui economia si espanderà nel 2015 dell'1,3% e l'anno seguente dell'1,5%, l'Italia inizia finalmente a crescere, ma "al rallentatore". L'Italia rivede la crescita dopo la contrazione del pil dell'1,4% nel 2013 e dello 0,4% nel 2014. Restiamo, comunque,  fanalino di coda  del G7 per il pil sia quest'anno sia il prossimo.

Questo report, che conferma le impressioni altrettanto caute della Banca Mondiale, non hanno demoralizzato le Borse finanziarie che, al contrario, hanno deciso di dare ancora credito alla (attesa) decisione della Bce di lanciare un quantitative easing, un ampliamento della base monetaria attraverso l'acquisto di titoli di Stato,  in proporzioni importanti, per accompagnare l'Eurozona fuori dalla deflazione e sostenere la crescita.

Ancora una volta, gli investitori hanno ignorato i dati provenienti dalle analisi economiche, preferendo affidarsi all'ipotesi di un ulteriore intervento "artificiale" da parte delle Banche centrali, dimostrando di essere profondamente dipendenti da questo tipo di intervento, una sorta di droga da cui risultano ormai assuefatti. Tali interventi prima o poi sono destinati a cessare, con prevedibili effetti disastrosi dapprima sulle piazze europee e poi, a catena, su tutte le altre. Le vittime predestinate saranno, come sempre, i piccoli investitori, quello meno informati e meno preparati a reagire con tempestitività.

Ma questa è un'altra storia, per oggi possiamo goderci il segno + e portarci a casa il nostro piccolo gruzzoletto... "nel domani non vi è certezza".

G.S.