Le pensioni d’oro alla ribalta, sono 30mila e valgono 1,5 mld

Periodicamente si scopre il segreto di Pulcinella, uno dei tanti che arricchiscono la storia del nostro Paese . Così è di queste ore la notizia che esistono le pensioni d'oro. Ma va! Lo scoop è da premio Pulitzer ovviamente. Ma scherzi a parte che si torni a parlare delle tante pensioni pagate a soggetti che di certo non hnno versato contributi tali da generare queste cifre da capogiro è buona cosa. Meglio sarebbe se il governo che spesso parla di scelte di riequilibrio economico, quando racconta di mirabolanti successi del Jobs act o delle riduzioni fiscali basate sull'equità, magari iniziasse a metterci il cacciavite in quelle pensioni, non diciamo la mannaia, che sarebbe il massimo, ma almeno iniziasse una regolazione di “fino”. Basterebbe ad esempio legiferare in maniera opportuna ed imporre il ricalcolo su base contributiva, fissando magari un tetto minimo per evitare suicidi di massa da parte di chi, oggi e da tempo, si trova a succhiare latte dalle italiche mammelle senza aver nel tempo contribuito se non in minima parte al mantenimento della vacca previdenziale. Queste pensioni d'oro, alcune sono addirittura di platino, sono in gran parte “segrete” o meglio di loro si sa poco o nulla. Siamo di fronte a uno scandalo enorme? Neppure per sogno. In realtà lo scandalo è solo morale perchè a guardare le cifre complessive tutta questa massa di assurdi privilegi costa relativamente poco, alla fine, solo un miliardo e mezzo all’anno. Tanti soldi, certo, ma quasi nulla rispetto ai 250 miliardi e fischia di spesa pensionistica complessiva del Paese. Vale oggi quindi per l'Italia il principio che in maniera mirabolante enunciava agli inizi del secolo scorso il comico Ettore Petrolini che in pieno fascismo ed evitando di entrare in politica, usò un aforisma arguto quanto amaro: “bisogna prendere i soldi dove si trovano, presso i poveri, hanno poco, ma sono tanti”. Per questo probabilmente si è pensato sempre non valesse la pena prendersi la briga di togliere le ingiuste rendite, fra l'altro i poveri in genere non ti fanno causa, non hanno potenti studi legali pronti ad aggredire, i poveri al massimo sbraitano, ma la maggior parte del veleno l'inghiottono. Ma torniamo alle nostre pensioni d'oro, c'è la quasi certezza che il teorema di Petrolini verrà ancora una volta rispettato, oggi ci viene raccontato che sono circa 30 mila, sembra, perchè in realtà un censimento preciso pare impossibile. C'è infatti sempre qualcuno o qualcosa che sfugge al setaccio anche se i vari enti erogatori, non solo l'Inps, dovrebbero mandare regolarmente i dati sulle pensioni che erogano. Questo elementare criterio di trasparenza è rimasto lettera morta, tanto che di fronte a cotanta inefficienza, anzìchè costringere chi sa a parlare, si è deciso di soprassedere. Così il “Nucleo di valutazione della spesa previdenziale” istituito nel 1995 dal governo Dini, nel 2012 è stato chiuso e forse le persone che vi lavoravano, sicuramente il suo promotore, oggi beneficano anch'essi di pensioni d'oro magari plurime. In realtà però qualche dirigente testardo, che ci aspettiamo venga presto punito, ha continuato, con l’aiuto di alcuni collaboratori, a scrivere il suo rapporto. Nell’ultima edizione dell'analisi sul sistema pensionistico è stato infatti aggiunto un capitolo proprio sulle rendite d’oro “segrete”. Nel testo si avverte che il censimento è incompleto ma comunque disegna un quadro molto interessante. Queste pensioni d’oro, che vanno dai 40mila ai 200 mila euro all’anno, sono poco meno di 30 mila e fanno capo, in grandissima parte, a enti istituzionali che rivendicano il diritto di fare come gli pare in materia di pensioni, vitalizi, ecc. Non manca praticamente nessuno: Camera dei Deputati, Senatori, Regione Sicilia, Corte Costituzionale. La politica ha tenuto tutti questi soggetti al riparo dalle riforme che negli ultimi 25 anni hanno invece falcidiato la previdenza dei comuni mortali creando mostruosità come gli esodati, falcidiando gli assegni dei nuovi pensionati con un calcolo a sistema contributivo puro che rende oggi e renderà ancora di più in futuro l'entrata nella povertà per milioni, anzi decine di milioni di persone. Parliamo dei giovani, ma anche dei meno giovani, che oggi precari e spesso senza lavoro per lunghi periodi, non possono creare di fatto accumulo contributivo e che quindi non hanno altra speranza futura che avere un assegno pensionistico pari ad un trattamento sociale. Allora viene il dubbio che sia proprio questo l'obiettivo finale, un obiettivo “egualitario” che renderà tutti i pensionati sullo stesso piano economico, arriveremo ad un socialismo reale stile sovietico, tutti poveri ed egualmente disperati. Quasi tutti ovviamente, perchè, statevene certi, le pensioni d'oro rimarranno intonse, perchè in Italia la legge è uguale per tutti, ma per alcuni è certamente più eguale.

Fabio Folisi