Le “palle” di Renzi e quelle di Angela, la statista e il mezzo quaquaraquà

A Matteo Renzi piace vincere facile ed approfittare di ogni occasione per dimostrare che il Paese non è più in declino. Lui ora non lo fa solo abusando delle parole e di racconti epici sulla ripresa dalla crisi dimostrata da uno zero virgola in più di qualche parametro Istat, lo fa anche con gesti eclatanti purchè “positivi”. Sulle vicende del funerale dei “Casamonica” non ha messo la faccia, sulla finale del “grande slam” tutta tricolore sì. A New York  andrà però a vedere le palle più che a mostrale. Tecniche di comunicazione che partono dalla convinzione che gli italiani siano una manica di imbecilli e che basta dirgli, attraverso il potere ipnotico delle Tv, che si sta meglio per alleviare la realtà di un paese dove l'occupazione per i giovani è una tragica realtà, dove il diritto alla salute è minato, dove i consumi in “cosiddetta” ripresa sono spesso legati alla semplice sopravvivenza e dove tanti italiani combattono con Equitalia le loro personali battaglie. Così Matteo Renzi oggi cambia l'agenda, lascia a casa ogni pensiero sulla realtà del Paese, sulle questioni relative ai profughi, sulla realtà di un paese piegato  dalla crisi e sulla scia della straordinaria vittoria agli US Open di Vinci e Pennetta parte per New York, assieme al Presidente del Coni Giovanni Malagò e al Presidente della Federazione Italiana Tennis Angelo Binaghi, per assistere alla prima finale tutta tricolore del Grande Slam e prendersi il palcoscenico di una vittoria sulla quale lui non ha avuto nessun ruolo.
Intendiamoci, non è che la presenza a Roma di Matteo Renzi alla fine faccia la differenza, esattamente come non la faceva quella del sindaco Marino durante le sue vacanze ferragostane ai Caraibi per la capitale. Le cose, stancamente vanno avanti lo stesso e le decisioni sono comunque prese altrove. Basti pensare alla questione immigrazione, è bastato il cambio di passo imposto da Angela Merkel per fare il miracolo, perfino Salvini ha modificato il suo linguaggio triviale arrivando ad offrire addirittura alloggio agli immigrati. Ma diciamolo alla classe dirigente del nostro paese, ai due Mattei in primis, ma ai tanti Beppe, Angelino, Mario o Maria, non basta avere la propria immagine in Tv, non basta annunciare la risoluzione dei problemi perchè questi si risolvano. L'effetto placebo naufraga subito perchè allevia forse i dolori ma non cura la malattia che uccide.   La prova è proprio nelle scelte della Merkel, che per fare gli interessi della Germania e non certo per il bene comune, ha deciso di agire, l'ha fatto prima di dirlo. A lei non sarebbe mai venuto in mente in questo momento di volare oltreoceano a prendersi l'orgia di flash e selfy ad una finale sportiva, lei ha preferito accogliere di persona i profughi completando il suo personale capolavoro mediatico e politico, un lifting profondo con effetti benefici sulla sua immagine, sul futuro della Germania e per positiva coincidenza d'interessi, sulla realtà di un emergenza umanitaria che è palesemente strutturale e che andava affrontata in maniera coraggiosa, non emergenziale, sporcandosi le mani. La Merkel l'ha fatto, l'Itala l'ha lasciato fare ad una meritoria Marina Militare e Guardia Costiera. Consoliamoci comunque con l'aver salvato vite, questo non è poco in una Europa ipocrita che risponde ancora alzando muri e negando la tragedia di chi scappa dalla fame e non solo della guerra, come se morire di piombo fosse peggio che morire di stenti.

Fabio Folisi