Le fedi sono diventate una leva di pulizia etnica

Nel suo viaggio a Sarajevo, la Gerusalemme adriatica, città-martire nella guerra balcanica che 20 anni fa ha insanguinato per l'ultima volta l'Europa, Francesco ha fatto il discorso più completo del suo Papato. Non a caso ha nuovamente letto il Vangelo ai confini dei grandi conflitti e delle emergenze del Pianeta: così come a Lampedusa e a Redipuglia.

Il suo grido di dolore, uguale a quello di Wojtyla (“Mai più guerre!”), si sposa con cinque punti di una dolorosa realtà: 1) le ultime tre generazioni sono state preservate dagli orrori di un conflitto mondiale, ma non da una guerra che, pur non unica, ma 'a rate', cioé combattuta in diverse parti del mondo e quindi mondiale essa stessa, sta insanguinando il Pianeta.

2) Nella società pluralistica che si è formata negli ultimi anni è esploso l'agnosticismo e, restando al mondo cattolico, c'è stata una preoccupante crisi di valori. Si sono svuotati i seminari e sono state chiuse varie chiese. Un doppio esempio tratto da Belgio e Olanda, in passato tempio della cristianità. A Bruxelles c'è ora un solo sacerdote per 70 mila fedeli e nel Paese dei mulini a vento, dove c'erano 6 mila chiese, ne sono rimaste soltanto 4 mila. Le altre 4 mila sono ora occupate da supermarket o discoteche!

3) La società nuova ha fatto sì che nel mondo intero le fedi sono diventate una leva di pulizia etnica. Basta ripensare alla bosniaca Sarajevo o ai massacri di ogni giorno compiuti dall'Isis in Siria e Iraq e da Boko Haram in Nigeria.

4) I fatti che si sono dati appuntamento di recente hanno dimostrato che è fragile il sogno europeo. E lo dimostra anche l'attuale G-7 che riunisce in Germania i Grandi della Terra, ma esclude la Russia per i fatti ucraini. Idem le recenti elezioni, dall'Italia alla Francia alla Polonia: una disaffezione parallela per la democrazia e per la coesione europea. Il populismo trionfa per il fatto che manca lo scatto che fa di un capo uno statista.

5) Le ultime generazioni hanno sprecato “i dividendi della pace” e perciò Francesco ha esortato a divenire “artigiani della concordia”, dando voce ha chi non ce l'ha, non ignorando la domanda di futuro che dal futuro ci investe.