La Ue apre a Londra ma il brexit incombe

Il 'brexit', l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue, terrorizza Bruxelles che infatti fa una serie di importanti concessioni al Premier inglese, l'europeista David Cameron, per consentirgli di rintuzzare i sempre più duri attacchi dei contrari alla Comunità europea e quindi di presentarsi senza la certezza di essere battuto al referendum sull'adesione, che dovrebbe tenersi il 23 giugno.
Ma, nonostante le importanti aperture Ue (all'Italia sono contestate ben più ridotte richieste), il 'fronte del no' è sempre più agguerrito.
Eppure il Premier inglese ha ottenuto 4 importanti 'sì' dal polacco Donald Tusk, presidente del Consiglio comunitario: 1) limite all'accesso ai sussidi previdenziali Ue per i migranti; 2) salvaguardia del Regno Unito contro una maggiore integrazione europea; 3) incremento dei poteri dei Parlamenti nazionali rispetto all'Unione; 4) protezione anche se non usa l'euro e non aderisce al Trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone e delle merci. In sostanza, 'no' a un superstato europeo retto da Bruxelles.
A parte la scontata opposizione di Nigel Farage, il 'Salvini londinese', pare certo che si schiereranno contro il Premier ben 5 ministri del suo Governo conservatore. Con loro anche l'ex ministro della Difesa Liam Fox e quella degli Interni Theresa May. Ma i 'pesi massimi' del 'fronte del no' sono altri. Le indiscrezioni parlano di George Osborne, Cancelliere dello scacchiere, oppure di Boris Johnson, sindaco della capitale da molti considerato l'erede naturale di Cameron a Downing street.
Ma per Bruxelles c'è un altro problema nel problema: che succederà se nel referendum la Scozia, che è convintamente europeista, sceglierà di staccarsi da Londra come i sondaggi prevedono?

Augusto Dell’Angelo
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