LA SPAGNA SI RITUFFA NEL CAOS RISCHIO DI AUTODISTRUZIONE

Da Madrid un altro scossone sull'Ue a 3 giorni dalla 'brexit'. Le urne come scorciatoia verso l'autodistruzione politica dopo 6 mesi di vani tentativi di darsi un Governo. Un voto inutile quello di domenica in Spagna dopo quello parimenti inutile di Natale. Stessi candidati, stesso risultato, stessa prospettiva di ingovernabilità. Infatti vincono e aumentano i Popolari dell'ex Premier Mariano Rajoy, ma in compenso calano i suoi alleati moderati di “Ciudadanos”, Risultato: niente maggioranza. I numeri (ma non la logica, visto il fallimento nella scorsa legislatura) la darebbero all'unione (ma quale?) tra le Sinistre più radicali e i socialisti di Pedro Sànchez, da loro sorpassati al secondo posto. Quindi buio fitto.

Il Paese, in evidente crisi di autostima, ricomincia dai soliti 4 partiti, ma con uno storico successo dell'estrema Sinistra grazie all'alleanza (anche questa effimera?) tra i progressisti di “Podemos” e i comunisti di “Izquierda unida”.
Il fatto è che la Spagna è in rivolta contro l'establishment' e i vecchi partiti, ma non si fida neanche dei nuovi. E non vaneggia chi teme il fantasma di una nuova guerra civile.
Ai due gruppi tradizionali si sono aggiunti, formando il poker, “Ciudadanos”, centrista, anti-casta, che in passato aveva attirato anche voti da Destra, e UP (“Unidos Podemos”), appunto l'alleanza tra gli ex “Indignados” di Pablo Iglesias e l'Estrema Sinistra.
Mentre il Paese affonda nella crisi e non sa darsi una svolta di stabilità politica, il panorama offre gru bloccate e cantieri interrotti, senzatetto sotto i portici delle piazze, con la complicazione di scandali a raffica che coinvolgono non soltanto i partiti, ma addirittura la Casa Reale: l'infanta Cristina è sotto processo e rischia 8 anni di carcere e suo marito addirittura 19 e mezzo.
Il deficit, nonostante gli aiuti della Merkel e dell'Ue, rasenta il 5%, il doppio di quello italiano, già colossale. I disoccupati sono oltre 4 milioni, ma vanno aggiunti quelli che non cercano più lavoro. Chiaro che questo è terreno fertile per la 'Sinistra arrabbiata'. Soltanto che non assicura governabilità.
Ma chi sono i 4 cavalieri dell'Apocalisse spagnola? Iglesias non disdegna che i suoi 'aficionados' lo chiamino “Messia”: simpatico, carismatico, del tutto inaffidabile. Un mutante camaleontico: la mattina è comunista, a pranzo peronista, il pomeriggio anarchico e a cena socialdemocratico. E la notte? Patriota. Una via di mezzo tra Grillo e Alexis Tsipras, leader greco di “Syriza”.
Il più in crisi di tutti, dopo i fallimento del tentativo di formare un Governo ed evitare questo ennesimo ricorso al voto dopo 6 mesi è Pedro Sànchez, che mantiene il suo feudo andaluso, ma rischia addirittura di perdere la guida dei socialisti (Psoe).
C'è poi l'ex Premier Rajoy, gallego come Francisco Franco, un democristiano modello iberico, che ha sempre fatto quel che la Merkel gli ha suggerito. Il suo motto è “tacere e aspettare”. Troppo poco per un Paese che non può concedersi rinvii.
Infine c'è il giovane catalano Albert Rivera, 37 anni, leader di “Ciudadanos”, che racimola voti di qua e di là (anche da Destra), ma meno di prima e troppo pochi per essere decisivo.

AUGUSTO DELL’ANGELO

Augusto.dell@alice.it