La sinistra italiana commenta il voto greco ed è saga dell’ipocrisia

"La vittoria di Tsipras è una scossa elettrica per l'Europa, riapre completamente la partita sul terreno delle politiche dell'austerity, oggi siamo di fronte a un bivio: non si può immaginare di far vivere l'Europa con le politiche che soffocano i diritti umani e i diritti delle persone, non si può immaginare che il destino dell'Europa sia produrre miseria". Deve aver rispolverato gli appunti di gennaio scorso il leader di Sel Nichi Vendola per commentare il risultato del voto Greco di domenica scorsa, a dimostrazione che l'abitudine italiana di salire sul carro dei vincitori vale in ogni angolino dell'arco costituzionale. "È la vittoria della sinistra che scommette sull'Europa, che sfida le politiche dell'austerity, ma che non taglia la corda di fronte a passaggi drammatici" commenta lo stesso Vendola cercando di dare una spiegazione, più a se stesso, che agli interlocutori, delle parole appena dette con la voce rotta dall'emozione che qualcuno interpreta per felicità e che probabilmente è solo il moto emozionale di chi mente sapendo di mentire. L'unica differenza è questa, Vendola probabilmente per sua personale sensibilità in qualche modo soffre interiormente per la violenza che la sua componente d animale politico impone su quella umana. Altri politici con più pelo sullo stomaco non farebbero una piega, guarderebbero dritto alla camera e con occhio ipnotico lancerebbero il loro proclama di fedeltà al vincente di turno. Vendola no, lo fa con l'occhio lucido e questo lo rende più umano, ma alla fine non tanto diverso dalla categoria di chi intende la politica come una farsa nella quale l'elettore non ha neppure il ruolo di comparsa. ma è solo uno spettatore a sua insaputa pagante. Ma Vendola secondo la migliore tradizione della sinistra italiana si lancia, asciugando la fugace lacrima di commozione, in una analisi e contro analisi nel più classico esempio di politica bifronte che in psichiatria si chiama sindrome bipolare. “Alexis, dice Vendola, evoca un'Europa che fa vivere fino in fondo il primato della libertà dell'individuo e la capacità di costruire una rete di diritti sociale. Questa è l'Europa che si è sempre presentata come paradigma di civiltà", ma poi all'intervistatore che gli chiede se il programma del premier greco sarà quello messo nero su bianco nell'accordo firmato a luglio con Ue, Bce e Fmi. Vendola con abile piroetta degna di un funambolo circense analizza: “Partirei dal primo dato: questa Europa, un po' asfittica, ridotta a custode dei tanti fortini nazionali, è stata scossa dalle fondamenta, come se adesso qualcuno si possa portare sulle spalle questo carico. Tsipras ha fatto il massimo che si poteva fare. Non chiudendosi nel palazzo. E rivolgendosi ogniqualvolta al suo popolo. Non ha avuto paura di farlo in occasione del referendum. E ancora: non ha avuto paura di farlo dopo l'accordo con la Troika". Oibò ecco rispuntare la teoria del “massimo risultato ottenibile” quella che gli italiani conoscono perchè propinato ogni qual volta un accordo, sia esso politico, fiscale o sindacale violentava diritti acquisiti sull'altare di modernità, flessibilità facendo dare alla parola “riforme” una connotazione paurosamente negativa, anzichè quella naturale riportata da qualsiasi vocabolario della lingua Italiana. Sul referendum greco poi, meglio stendere un velo pietoso, dato che il popolo evocato da Vendola si era espresso in un modo e Tsipars in un rigurgito di Real politic aveva fatto il contrario. Ma c'è di più nel discorso di Vendola, c'è anche una parte che precipitosamente ha dovuto riscrivere ed è quella relativa a Unità Popolare di Varoufakis visto che non entrerà in Parlamento.
"Il dato politico indipendentemente dalla conta finale è fallimentare” spiega Vendola, che avrebbe preferito, in una logica dialogante a sinistra, anche una affermazione pur se minoritaria dell'ex ministro delle finanze che non è certo inviso a quella parte della sinistra italiana che ha votato Sel. Ed invece ecco la presa di distanza: “Il progetto dell'ex ministro delle Finanze, un po' avventurista e piuttosto velleitario, aveva questo sinistro ingrediente: essere in sintonia con l'ala più oltranzista dell'Europa, ovvero con quella del ministro tedesco Schäuble". Insomma un viva Tsipras senza se e senza ma, perchè spiega ancora Vendola: “ serve una sinistra di governo che mantiene la rotta, senza imboccare scorciatoie politicistiche, è una sinistra che può riaprire la partita in Europa. E Tsipras ha questo merito. Nel frattempo la scena europea si è movimentata con l'ascesa di Corbyn nel Labour inglese e di Podemos in Spagna. Ma anche con il riposizionamento dei socialisti spagnoli". Per fare che di diverso però non è ancora dato saperlo, quindi da cronisti più che da elettori aspettiamo.

Fabio Folisi