La riforma del sistema degli appalti: meno leggi e più controlli

L'emergenza legalità nella gestione degli appalti ha spinto l'esecutivo a correre ai ripari elaborando una proposta di riforma del settore che sarà presentato domani alla commissione LAvori pubblici del Senato. L'iter, che si preannuncia molto rapido, presenta una significativa novità: l'introduzione dei «criteri reputazionali» per valutare le imprese, insieme al rating di legalità.

Le imprese che hanno sempre rispettato i termini contrattuali, non hanno abusato delle varianti in corso d'opera, non hanno mai presentato ricorsi “temerari” al giudice amministrativo potranno avere un “premio” in termini di qualificazione nel prossimo sistema degli appalti.

Il relatore al Senato, Stefano Esposito (Pd) è quello di mettere una serie di paletti alla delega prevista dal ddl dell'esecutivo, per evitare che il governo si perda fra troppe possibili alternative: "Non dobbiamo dimenticare che le direttive europee chiedono una drastica riduzione degli attuali articili del codice degli appalti, dagli attuali 650 a 250".

Il testo presentato da Esposito dovrebbe essere più preciso di quello dell'esecutivo in tema di delega, per quanto riguarda le pagelle reputazione delle imprese, precisa lo stesso senatore: "Saranno affidate all'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) guidata da Raffaele Cantone che dovrà gestire anche un'altra novità assai rilevante: le pagelle per le stazioni appaltanti".

Sotto il controllo potenziato dell'Anac, dunque, finiranno anche le pubbliche amministrazioni, che dovranno dimostrare di aver gestito in passato appalti con successo e secondo criteri di buona amministrazione.

Snellimento dei regolamenti e creazione di un nuovo polo di controllo centralizzato, sono queste le linee guida attuali della riforma degli appalti pubblici. Un tema scottante, a cui ben pochi sanno... resistere.