La politica piange Pietro Ingrao, dirigente politico che non si professava infallibile, come oggi invece molti pensano di se stessi

Con Pietro Ingrao scompare uno dei superstiti di una stagione della politica italiana lunga un secolo. Cento anni di storia come cento erano i suoi anni compiuti alcuni mesi fa. Il dirigente comunista è stato salutato dalle note di “Bella Ciao”. In piazza Montecitorio per i funerali solenni sono tante le bandiere rosse, i pugni alzati e i fazzoletti delle Brigate Partigiane. Il feretro, accompagnato dai familiari e dalla presidente della Camera, è stato accolto da un lungo applauso della folla che ha anche intonato “Bella ciao”. Presenti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Senato, Pietro Grasso, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il presidente della Repubblica emerito Giorgio Napolitano con la moglie signora Clio. Seduto tra i familiari di Ingrao anche Fausto Bertinotti. Mentre tra la folla c'era il segretario della Fiom Cgil Maurizio Landini. La presidente della Camera Laura Boldrini ha ricordato Ingrao come l’uomo del dubbio. “Capitava che di fronte a fatti inaspettati e a scenari inediti – ha detto Boldrini nel suo intervento - Ingrao manifestasse apertamente la sua inquietudine e confessasse una esitazione e un dubbio. Per lui il dubbio non era una rinuncia, non significava scansare una responsabilità. Al contrario, il dubbio era il segno di una profonda onestà intellettuale e di un sincero rispetto nei confronti delle persone a cui si rivolgeva alle quali non riteneva giusto elargire facili ed effimere certezze. Il dubbio era l'invito a ragionare insieme per cercare nell'esercizio collettivo le risposte più adeguate che, allora come oggi, non sono mai le più semplici”. Ingrao fu anche presidente della Camera tra il 1976 e il 1979. Ruolo che “Lui, uomo orgogliosamente di parte – ha concluso Boldrini -, seppe interpretare quel ruolo con grande indipendenza e imparzialità, con un impegno intelligente per difendere e rinnovare l'istituzione parlamentare”. Sul palco significativamente presente anche don Luigi Ciotti, fondatore di Libera: Ingrao, ha detto il sacerdote “era contro i dogmi, gli slogan, le semplificazioni. Più della verità amava la ricerca della verità. È stato un uomo inquieto, un eretico, cioè una persona che sceglie, che si assume i rischi, che rifiuta il conformismo del quieto vivere”. Per Ciotti, ancora, Ingrao “ascoltava la sua coscienza e difendeva la sua dignità di persona libera. Lo ha fatto per tutta la vita pagando anche prezzi alti. Era innamorato dei poveri, degli ultimi e dei lavoratori”.
Le parole di Don Ciotti calzano perfettamente con la statura del personaggio, che sicuramente ha commesso molti errori di valutazione, ma al quale bisogna riconoscere grande onesta intellettuale e coerenza assoluta con le sue idee, ma anche la capacità di riconoscere nel tempo i propri errori. Se non altro per questo Ingrao è un politico da rispettare e rimpiangere, perchè al suo cospetto la leadership politica italiana del terzo millennio ha la palpabilità di un ectoplasma.