La più antica delle guerre Kabul, tomba degli imperi

Afghanistan “tomba degli imperi”: il colonialismo britannico a passo Kyber, quello sovietico, infine il conflitto con gli States e il resto dell’Occidente. Laggiù è ancora in atto la guerra regionale più antica del mondo. Lo prova il sanguinoso attentato talebano di giovedì in un lussuoso e super-vigilato (ma evidentemente non bastava…) residence nella capitale Kabul in cui son rimasti uccisi un italiano e la sua promessa sposa.
I fanatici che distruggono le opere d’arte di un glorioso passato non distinguono tra militari e civili, l’importante è che siano stranieri, cioè “invasori”. Negli ultimi 11 anni hanno ammazzato 55 nostri connazionali e ne hanno feriti 650.
L’Afghanistan è molto cambiato da 26 anni fa, quando i soldati sovietici furono costretti a lasciare il Paese invaso. Scoppiò la guerra civile, seguì la dittatura dei talebani che imposero il burqa alle donne, proibivano la scuola alle bambine e vietavano la musica.
Oggi chi lincia una donna ingiustamente accusata di aver bruciato il Corano è condannato a morte. Il burqa resiste, ma per scelta individuale. E sono migliorati i rapporti col confinante Pakistan.
Obama aveva annunciato il completo ritiro delle sue truppe entro la fine del prossimo anno aggiungendo però di volervi lasciare un piccolo contingente fornito da Paesi occidentali alleati come i soldati italiani, che adesso sono già un centinaio a Kabul e 700 a Herat. Da gennaio è l’esercito afghano l’unico responsabile delle operazioni militari anti-talebani. E infatti le sue perdite, da allora, sono quasi raddoppiate nonostante l’appoggio dei 10 mila marines rimasti laggiù e il supporto aereo Usa, in particolare con i droni. Evidentemente l’esercito di Kabul non è ancora in grado di fare da solo. Dopo 14 anni di guerra scatenata dagli americani per potersi staccare c’è la speranza (più che altro l’illusione) di trovare un accordo con la frangia di talebani ‘recuperabili’. I fanatici hanno appena concluso l’ormai solita ‘offensiva di primavera’ e qualcuno effettivamente si sta sedendo attorno a un tavolo con il Presidente Ashraf Ghani, che è in pieno accordo con Obama. Era già avvenuto in passato, ma, dopo alcuni segnali incoraggianti (come l’accettazione talebana di donne nella delegazione afghana), tutto era finito nel nulla.
Cosa significa questo? Che sono spaccati al loro interno o che giocano abilmente sul doppio binario della guerra e del negoziato? O ancora: agiscono così per la crescente influenza dell’Isis che ha allungato anche qui i suoi tentacoli? Nessuno può avere certezze.
Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it