La Pace è in mostra, ed è firmata Perugino

32589-peruginoLa mostra dal titolo: “L'arte di dipingere l'aria” allestita al Duomo di Città della Pieve, paese natale di Pietro Vannucci detto il Perugino, e visibile fino al 30 novembre, ha lo scopo di attirare il pubblico sull'opera tarda dell'artista rinascimentale, quella che subentrò nell'ultima fase della sua vita dopo i successi ottenuti a Firenze, Roma, Venezia e Napoli. Se per una certa critica rappresentava il suo periodo peggiore, in questa fase invece il pittore trovò originali soluzioni espressive di pacata e serena religiosità, e molto care al sentimento popolare.

«L'esposizione – scrivono gli organizzatori - evidenzia la stupefacente capacità del Perugino nel rinnovare il suo linguaggio stilistico, quando il colore, nella vastità luminosa dei paesaggi, crea le forme, con leggere e sapienti trasmarenze».
Durante il Rinascimento, esaltare Pietro Vannucci detto il Perugino, significava acquistar fama d'intenditore d'arte.
Ma nel corso dei secoli la critica d'arte non fu sempre generosa nei suoi confronti e ci fu chi lo considerava, addirittura, noioso.
Molto più semplice della pittura fiorentina, quella del Perugino ha il grande pregio di trasmettere serenità, e questo grazie a un'armonia lieve tra paesaggio e architettura, dove anche le figura umana si fonde alle forme senza ostentare “diritto di prelazione” allo sguardo. Uomini e donne, infatti, sulle tele non “disturbano” mai, nonostante carichi di drammaticità, ma quasi perdendo le loro caratteristiche terrene, sembrano diventare essi stessi elementi architettonici in una squisita costruzione spaziale. Il risultato finale è soave e lieve, sguardi dall' «aria angelica et molto dolce» come li descrisse un informatore del duca di Milano nel 1494.
E la pace che il Perugino seppe trasmettere attraverso la sua pittura, fu qualcosa che al tempo, pare, tutti ne sentivano la necessità.
Ariosità e luce, dunque, ecco i grandi segreti del Perugino. Egli, infatti, fondendo assieme la luce e la monumentalità di Piero della Francesca con il naturalismo essenziale di Andrea del Verrocchio, filtrando poi il tutto attraverso lo sguardo umbro, riuscì ad ottenere la perfezione attraverso il paesaggio ideale, dove tutto sembra immutabile, perché tutto è in pace assoluta, in armonia perfetta. Insomma, tutto sembra al cospetto di Dio.
Le opere selezionate per l’esposizione, a corredo della grande pala restaurata, propongono una lettura meno convenzionale dell’opera tarda di Perugino, dimostrando la grande levatura dell’artista ancora dotato di una personalità complessa e vivace, di una umanità sofferta e talvolta contraddittoria, che sfugge agli schematismi dalla critica ordinaria.
La mostra, infine, sarà il punto di partenza per l’itinerario di visita alle opere del Perugino presenti in città (Oratorio di S. Maria dei Bianchi, Chiesa di S. Maria dei Servi, Chiesa di San Pietro).