La Grecia batte l’Italia grazie a Tsipras. Almeno nel calcio.

Il calcio italiano si autosospese per l’ultima volta nel lontano 1995 in seguito all’omicidio di Vincenzo Spagnolo, tifoso genoano che perse la vita nei pressi dello stadio Ferraris poco prima dell’inizio della partita di campionato Genoa-Milan. Il campionato della vicina Grecia si è fermato invece quest’anno già tre volte: l’ultima nei giorni scorsi quando il nuovo Presidente del Consiglio, Alexis Tsipras, ha dato il suo assenso al Ministro dello Sport per sbloccare una situazione che rischiava probabilmente di degenerare. Dall’inizio del campionato 2014- 2015 si sono susseguiti infatti: a settembre la morte (in seguito ad un’aggressione) di un tifoso durante una partita di terza divisione, a novembre il pestaggio di un ex arbitro e vicepresidente del comitato nazionale degli arbitri greci, Christoforos Zografos, e, il 22 febbraio scorso, i due feriti nel derby ateniese tra Panathinaikos e Olympiakos, dopo scontri tra polizia e tifoseria. Lo stesso giorno altri feriti si sono avuti in nuovi scontri nel match tra Olympiakos Volou e Larissa. Per non farsi mancare nulla, appena due giorni dopo, volava un bicchiere durante un incontro di lega con protagonisti i due presidenti di Panathinaikos e Olympiakos. Dopochè pochi mesi prima, come riporta ilpost.it, in un’altra riunione di dirigenti della Serie A greca, il presidente dell’Olimpiacos “Marinakis ha accusato apertamente del pestaggio (di Zografos – n.d.r. -) il presidente dell’AEK Atene Dimitris Melissanidis, un imprenditore greco con diversi precedenti penali”. Un clima di tensione che ha già causato un morto e numerosi feriti e che andava in qualche modo fermato: ecco perchè il governo è intervenuto. Il quotidiano greco Ekathimerini specifica che “in base alla legge dello stato il governo può dare solo una sospensione obbligatoria alla volta della durata di una settimana. La stagione in corso del campionato è stata interrotta già due volte, in ogni occasione per una settimana”. La situazione greca corre certamente più sul filo di lana rispetto a quella che ci troviamo davanti agli occhi in Italia. Ma certamente da noi le questioni non mancano. Gli scandali legati al calcioscommesse che si ripetono ciclici, la compravendita di arbitri ed il condizionamento delle partite, la squalifica dei massimi dirigenti delle squadre più blasonate meglio nota come “Calciopoli” (illeciti sportivi e 19 match di Serie A sotto inchiesta), il commissariamento della Federcalcio, la scoperta di casi di doping accertati (puniti con squalifiche più o meno lunghe) non sono ancora stati sufficienti perché si mettesse mai in dubbio la continuità di quello che era il campionato più bello del mondo. Sono trascorsi ormai più di vent’anni dal caso Spagnolo, ossia dall’ultima volta in cui l’Italia del calcio decise di dire basta: le opinioni si divisero allora tra chi pensava non si dovesse interrompere lo spettacolo o darla vinta ai violenti e chi invece sentì la necessità d’aprire un doveroso spazio di riflessione. Nel frattempo, fino ad oggi, ci sono stati almeno 7 altre morti riconducibili a scontri tra tifoserie o tra tifosi e polizia. I casi più tristemente noti riguardano l’ispettore capo della polizia Filippo Raciti e Gabriele Sandri (entrambi nel 2007 - link), e non dimentichiamo che più d’una volta importanti partite di campionato sono state interrotte per ragioni d’ordine pubblico (il derby capitolino del 2004 e l’ultima finale di Coppa Italia). Il quotidiano greco Ekathimerini riporta la dichiarazione del Ministro dello Sport ellenico, Stavros Kontonis: “In queste condizioni è impossibile pensare d’avere partite da giocare domenica prossima. Durante il nostro incontro di oggi ho fatto pressione sulle massime cariche del calcio, in modo che si rafforzi la legge che si occupa delle tifoserie. Mercoledì prossimo dovremo incontrarci di nuovo con i rappresentanti delle autorità e vedere cos’hanno in programma in relazione a ciò che hanno promesso di fare. Se la situazione rimarrà uguale, ci sarà un’altra sospensione”. Quando in Italia sentiremo prese di posizione così stringenti attorno ad uno sport che è ancora il più popolare del Paese ? Uno sport che da noi, forse non a caso, è in rapido declino: la mancanza di soldi, l’esistenza di infrastrutture superate e la scarsa presenza di team italiani nelle competizioni più prestigiose a livello europeo e mondiale sono solo uno dei tanti sintomi di una malattia che da decenni non viene più curata, e forse nemmeno affrontata con la serietà che richiederebbe.