La Giunta del Senato vota sì all’arresto del senatore Antonio Azzollini di Ncd. La maggioranza di governo fibrilla

La Giunta per le elezioni e le immunità del Senato ha approvato ieri a maggioranza un parere favorevole alla richiesta di arresto del senatore Antonio Azzollini (Ncd), presidente della commissione Bilancio del Senato da cu si era già dimesso in mattinata. L'evento non avrà effetti immediati sulla vita del Governo Renzi, tuttavia è l'ulteriore segnale che l'esecutivo retto da una maggioranza impropria (Pd - Ncd) soffre di questa convivenza forzata, soffre nei provvedimenti e nelle norme che emana, soffre quando vi sono in ballo cariche e nomine. Ma soffre soprattutto quando nel dibattito irrompono temi diversi da quelli economici, temi che hanno anche natura etica, si scontrano infatti due concezioni diverse della società. Il risultato è , nella migliore delle ipotesi, un avanzare claudicante del dibattito e spesso il blocco stesso dei provvedimenti. Insomma non sono solo i "gufi" a rallentare Matteo Renzi ma il fatto che le sue "riforme" sono il frutto di mediazioni continue all'interno della maggioranza "contro natura" che lui ha costruito. Tornando al  caso Azzollini il voto in Commissione si è svolto su proposta del presidente Dario Stefano (Sel), che ha svolto la sua relazione. Sono stati 13 i voti favorevoli e 7 quelli contrari, secondo quanto si apprende, a votare il parere favorevole alla richiesta di arresto non ravvisando, perchè questo nei giorni scorsi è stato spiegato è il compito della Giunta, un fumus persecutionis.  Il parere dovrà passare ora all'esame dell'Aula di palazzo Madama.
I voti a favore sono stati quelli del Pd, del M5s e della Lega. Contro hanno votato Ncd, Forza Italia, Gal e il senatore socialista Enrico Buemi, che al termine dei lavori della Giunta ha osservato: "Si e' consumato l'ennesimo voto politico che non aveva più nessuna motivazione di attualità rispetto alla richiesta della misura cautelare e da cogliere sono gli imbarazzi e il silenzio dei colleghi che non si sono espressi e che però hanno dovuto votare per il provvedimento con la motivazione che non si poteva sollevare un conflitto di attribuzione con la magistratura".
Da parte sua, il presidente della Giunta, Dario Stefano, che per prassi non prende parte alle votazioni, ha osservato: "Abbiamo espresso un punto di vista coerente all'attività della Giunta che non è un organo giurisdizionale". In ogni caso appare chiara la spaccatura fra forze di cebtro sonoistra e d'opposizion ed il centro destra, con la lega che ancora una volta si è smarcata rispetto al centrodestra di origine ex Pdl.