La finanza internazionale non bada a spese per piegare la democrazia greca. Bruciati dalle Borse 287 miliardi in un giorno

Le borse crollano, bruciando centinaia di miliardi, 287 in un solo giorno e gli spread tornano in tensione, con la Bce che interviene. Insomma l'alta finanza mondiale non bada a spese pur di non piegarsi alla richiesta di autonomia e difesa della democrazia che viene dalla Grecia. Esemplificazione, forse, ma di certo di fronte al rischio che dal referendum di domenica venga un sonoro 'No' all'offerta dei creditori, la finanza mondiale ha bruciato miliardi. I famosi poteri forti, stanno reagendo con tutte le armi di ricatto che possiedono per ribadire il proprio primato sulla democrazia e sulla politica. Basti pensare alla risibile decisione di S&P che in questa situazione, mentre la nave affonda, taglia il rating della Grecia a CCC- da CCC. Che il nervosismo sia gigantesco lo dimostra il fatto che i vertici europei della politica scendono in campo e, per la prima volta nella storia, pur con sfumature diverse, si schierano in una logica di ingerenza contro l'indicazione elettorale di un Governo democratico. L'appello del presidente della Commissione Jean Claude Juncker è stato accorato: "Greci, votate sì a qualunque quesito vi venga posto". Come si trattasse di un referendum contro qualcuno, il premier greco Tsipras, ha in realtà chiesto, abilmente, ai suoi concittadini di votare no nel referendum sul piano dei creditori per dare più forza ad Atene per negoziare. É ovviamente un azzardo perchè ha avvertito che in caso di vittoria del sì il suo governo si dimetterà. “Se il popolo greco vuole procedere con i piani di austerità in eterno, piani che ci impediranno di risollevare la testa, noi lo rispetteremo ma non saremo noi a darvi attuazione”, ha dichiarato il leader di Syriza in un'intervista alla tv pubblica greca Ert. “Non sono un uomo per tutte le stagioni”, ha aggiunto. Insomma il braccio di ferro, quasi una partita a risiko fra eurogruppo e premier greco Andreis Tsipras prosegue. Da Atene si ribatte duramente alle ingerenze che arrivano da Bruxelles: “Con calma e compostezza affronteremo minacce e ricatti”, aggiunge parlando alla Tv greca, ponendosi virtualmente alla testa della folla enorme schierata contro la ricetta europea che affollava piazza Syntagma. Il premier greco accusa l'Ue di fare una “scelta politica”: “Non credo che i creditori ci vogliano cacciare dall'Euro. I costi sarebbero enormi”, dice. Ma subito aggiunge: “vogliono cacciare un governo che ha il sostegno popolare”. Tsipras, rivendica anche la propria storia millenaria: “in Grecia la democrazia è arrivata molto prima che in tutti gli altri Paesi europei”. “Abbiamo mediato, fatto tutto il possibile per raggiungere un accordo, arrivando ai limiti del nostro mandato”. Il leader greco evidentemente punta su una vittoria del no, anche se questo, dice, “potrebbe significare l'uscita dall'euro”. Più forte, spiega Tsipras soprattutto ai suoi, sarà il no all'intesa proposta dai creditori e più forti saranno gli strumenti per la Grecia nei successivi colloqui con i creditori. In questo senso il leader greco ha citato “l'esempio del referendum in Irlanda sul trattato di Lisbona e i cambiamenti introdotti dopo la vittoria del no”. Ma dopo il bastone ecco la carota, Tsipras si è detto pronto a parlare ancora ai leader europei per salvare i negoziati e, se gli offrissero un accordo, la Grecia sarebbe pronta a pagare la rata del debito l'indomani. “Il mio cellulare è acceso tutto il giorno chiunque chiami, io rispondo”. “Noi non vogliamo rompere l'Eurozona”, ha assicurato, “ma faremo tutto il necessario affinchè i greci sopravvivano”. “Non credo che i creditori ci vogliano cacciare dall'euro, i costi sarebbero enormi”, ha aggiunto. E la telefonata pare essere arrivata , una offerta di negoziato da Bruxelles da discutere entro la mezzanotte. La commedia continua speriamo che non la si voglia trasformare davvero in tragedia.