La Festa della “Patrie” del Friuli

 

imageLa Fieste de Patrie dal Friûl, quest'anno il 6 di aprile a Cividale

È dal 1978 che il 3 d'aprile si celebra la “Fieste de Patrie dal Friûl”, organizzata ogni anno dall'Istitût Ladin-Furlan “Pre Checo Placerean”, ma quest'anno la festa, rinviata al 6 d'aprile (Pascute) perché il giorno 3 è Venerdì Santo, assume un carattere particolare: è diventata infatti una festa istituzionale della nostra Regione, perché il 17 marzo scorso il Consiglio regionale ha approvato la legge n. 43 (su testo proposto nel 2014 dai consiglieri Zilli, Piccin e Violino, modificato in Commissione) intitolata “Istituzione della Fieste de Patrie dal Friûl”: 27 sì, 7 no, 7 astenuti.

La Giunta è quindi autorizzata a organizzare la festa, con esposizione della bandiera del Friuli (aquila d'oro in campo azzurro) sulle facciate degli enti pubblici e a intervenire con opportuni finanziamenti. La legge prevede infatti anche altre iniziative (borse di studio per studenti su temi storici, linguistici e culturali connessi con la festa; contributi alle Pro loco per altre manifestazioni ...), che potranno essere prese su tutto il territorio regionale.
Di grande interesse il carattere multiculturale della manifestazione, infine, posto in evidenza anche nelle relazioni di maggioranza e di minoranza, che potrà essere celebrata dovunque, e cioè anche dove non si parla il friulano (citiamo Pordenone e altri Comuni a ridosso del Livenza, Grado, Marano, le vallate del Natisone, Monfalcone, Muggia ...)
La prima edizione organizzata dalla Regione si svolgerà il giorno di Pasquetta a Cividale, luogo e data che ci sembrano particolarmente indovinati perché la Città del Natisone fu la sede dei Patriarchi divenuti principi dell'Impero per il diploma del 3 d'aprile.
Che cos'accadde quel giorno? Accadde che, dopo l'incontro con il Papa nel castello di Canossa, l'imperatore Enrico IV, doveva rientrare urgentemente in Germania per difendere il trono, ma purtroppo per lui i nemici avevano chiuso i passi alpini.
Chiese allora e ottenne da Sigeardo, Patriarca d'Aquileia, un “passaggio a nord-est”; e in premio per tanta preziosa fedeltà l'Imperatore concesse al Patriarca l'investitura feudale con prerogative ducali sulla contea del Friuli, facendo di lui, principe della Chiesa, un principe dell'Impero.
Nel 1077 il Patriarca divenne, quindi, ancor più ricco e potente, ma fu obbligato a provvedere alle esigenze dello Stato feudale, non soltanto del Patriarcato ecclesiastico: fu costretto a creare e mantenere un esercito; a organizzare e gestire la manutenzione delle strade e dei porti fluviali ( Latisana sul Tagliamento, Pordenone sul Nocello, Portogruaro sul Lèmene,...); ad amministrare la giustizia; all'emanazione di leggi civili e penali, e a praticare il prelievo fiscale. Si trattava di decisioni da prendere con il concorso di quanti erano chiamati a sopportane le conseguenze, e quindi in Parlamento, formato dai rappresentanti del clero, della nobiltà e delle comunità ( Sacile, Tolmezzo, Gemona, Venzone ...) arricchite dall'accresciuto volume degli scambi commerciali.
Si venne in tal modo a formare una “patria”, nel senso medioevale del termine.
cioè, scrisse Gian Domenico Ciconi nel 1862, “un popolo convivente sotto la stessa legge in una data estesa regione. Così eravi la Patria di Vaud, la Patria di Savoia, la Patria di Provenza. Mentre la Patria de’ Veronesi, Vicentini, Padovani, Trevisani, limitavasi al territorio delle città e luoghi dipendenti, cioè ad una provincia, i Friulani consideravano lor Patria l’aggregato di varie piccole provincie, e deliberavano nel lor Parlamento guerra, pace o tregua per tutta la Patria, o pubblicavano leggi pel buono stato dell’intera Patria. Perciò questa denominazione indicava nel Friuli se non una tal quale nazionalità, certamente una specie di confederazione, un’autonomia regionale. Forse una delle conseguenze di questa forma di governo fu che nessun comune della Patria venne tiranneggiato da qualche suo potente cittadino”.
Quando il Friuli fu chiamato “patria”?
Forse anche prima del 1077, perché Everardo, Duca del Friuli dall'846 all'868, fu chiamato “princeps patriae” in un inno aquileiese; e Pier Silverio Leicht ricorda che nel 1198 il Patriarca Pellegrino concesse un'investitura “secundum usum et consuetudinem patriae”, cioè secondo una forma giuridica originale e tipica del nostro Friuli.
Se poi si ricorda che i Patriarchi potevano anche battere moneta d'argento, non si stenta a individuare un'organizzazione abbastanza vicina a quella di uno Stato moderno, capace di comporre un codice friulano, intitolato “Constitutiones Patriae Foriiulii”, stampato a Udine e presentato a Sacile nel 1366.
Conquistata da Venezia nel 1420, e poi spartita con l'Austria nel 1516, la Patria del Friuli finì la sua lunga esistenza con Napoleone (1797), ma lasciò una ricca eredità culturale e un esempio di convivenza fra le tre etnie dell'Europa: latina, slava e germanica.
Rimane anche il simbolo della Patria, l'aquila, che ebbe il suo primo nido sulle monete d'argento aquileiesi e poi riapparve, d'oro in campo azzurro, sui paramenti che il Patriarca Bertrando portava il giorno dell'assassinio (6 giugno 1350). E in seguito il suo profilo nobilitò i loghi di molte istituzioni (Provincia di Udine, Camera di Commercio, Società Filologica Friulana, Università di Udine...) e le maglie dell'Udinese!
L'aquila riapparirà il 6 d'aprile a Cividale sulla bandiera ufficiale della “Fieste”, ma dovrebbe essere esposta anche sul piazzale del Castello di Udine, intitolato alla Patria del Friuli il 3 maggio 2011.

di Gianfranco Ellero