la Belle Époque, un sogno infranto

eA Udine, a conclusione delle due mostre allestite al Museo Etnografico del Friuli e alle Gallerie del Progetto, martedì 21 aprile alle 17.30 nel salone di Palazzo Giacomelli, sede del Museo Etnografico di via Grazzano, verranno presentati i rispettivi cataloghi sulle esposizioni dedicate a "Alberto Calligaris e l'arte del ferro" e a "Gli ultimi sogni, Udine 1900-1914, le foto della belle époque" a cura di Silvia Bianco e Tiziana Ribezzi.

I cataloghi, dunque, raccontano una città di inizio secolo particolarmente vivace, come del resto si presentava tutta l'Europa, ben lungi dall'immaginare quale orribile tragedia avrebbe ben presto sconvolto tutti i Paesi. E, infatti, tutta l'arte, l'artigianato, la cultura e lo stile di vita del primissimo Novecento, erano improntati sull'euforia del nuovo e sulle promesse della modernità. Plausibile visto che in questo periodo gli europei conobbero i frutti di un discreto benessere che pareva garantito da una pace generale, incrinata soltanto dai conflitti nei Balcani e da circoscritti episodi di competizione coloniale tra le grandi potenze.
la belle epoqueSotto le sigle di Liberty in Italia, Art Nouveau in Francia, Jugendstil in area tedesca e mitteleuropea, Modern Style nei paesi anglosassoni, tra Otto e Novecento il gusto nuovo si diffuse a con la precisa intenzione di superare lo storicismo e il naturalismo dominanti nell’arte del XIX secolo. Nell’Italia da poco uscita dall’unificazione, il liberty incarnò l’aspirazione a un linguaggio artistico nazionale, capace di superare i regionalismi e di rappresentare il mondo in rapida trasformazione grazie al progresso scientifico e tecnologico. All'interno delle grandi città, Udine compresa, la vita migliorò in modo sostanziale e furono garantiti anche al popolo una serie di servizi mai prima elargiti: illuminazione pubblica, sistema fognario, strade asfaltate, centri di prevenzione sanitaria, scuole per l'infanzia, scuole elementari, controlli medici sugli alimenti, trasporti pubblici. La civiltà delle macchine era iniziata e, per la prima volta, la prosperità e la felicità sembrava accessibile a tutti. E tutti diventarono dei potenziali consumatori.
A Udine, inoltre, il Liberty vide una stagione particolarmente felice soprattutto dal punto di vista architettonico, conferma di una tensione “modernista” che, pur puntando sul futuro, seppe fare tesoro del passato recuperando la tradizione rinascimentale “rispolverata” dall'Estetismo. Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, dunque, sorsero nel capoluogo friulano le ville più belle che, purtroppo, miopi amministrazioni non sempre sono riuscite a conservare. Le firme più prestigiose che impreziosirono la città furono quelle degli architetti Girolamo e Gio Batta D'Aronco, Giovanbattista Della Marina, Luigi Taddio, Silvio piccini, Ruggero Berlam, Ettore Gilberti, Antonio Cruciati, Enrico Moro, Provino Valle, Angelo Sello, Ettore Rigo, Enrico Miani, Giuseppe Tonizzo, Vittorio Fattori e Fernando Calligaris. Tutti nomi illustri che fecero scuola anche fuori dai confini non solo regionali, ma nazionali.
In Friuli come nel resto del mondo, la Belle Époque diviene un’arte totale, l'arte del trionfo ma che purtroppo, sotto i suoi decori dal gusto squisitamente preraffaellita, già cresceva quell'inquietudine sorda che presto sarebbe sfociata nella tragedia della prima guerra mondiale. Con il conflitto, il sogno progressista ebbe una drammatica battuta d'arresto e l'utopia di una bellezza che doveva cambiare il mondo, fu irrimediabilmente profanata dagli orrori di una guerra che, in Friuli particolarmente, ingrassò la terra di cadaveri e sangue.
Il miracolo, o l'illusione dell'Epoca bella, si ripresenterà negli anni Sessanta, quando quell'art nouveaua arrivata da oltre oceano, stravolgerà cultura e progresso portando il mondo a una crisi forse senza precedenti, perché è soprattutto una crisi di contenuti.

Cormons

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Alla fine della fiera, meglio tornare a sognare sfogliando i cataloghi della Udine Liberty, dove la forma necessitava ancora della sostanza.