La banda di Carlino diventa irredentista

Giuseppe Verdi al bar

Giuseppe Verdi al bar

Terzo appuntamento con il Concerto Breve “Il Risorgimento. Dal Melodramma al Dramma”, con il soprano Giulia Della Peruta, il tenore Roberto Miani, i clarinettisti Andrea Portinari e Federico Martinello, accompagnati dalla Nuova Banda di Carlino e diretti dal maestro concertatore Flaviano Martinello. Domani 11 luglio, al Teatro Odeon di Latisana alle 21, gli autori italiani scelti per il concerto ripercorrono tutto l'Ottocento proponendo dei motivi che evidenziano ancora una volta la fantasia melodica del bel canto. Partendo dalle musiche di Rossini si attraversa questo periodo con arie celebri di Bellini e poi Verdi, per arrivare alle ultime note della Turandot di Puccini che concludono la storia dell'opera Italiana. «L’Ottocento – spiega il presidente della Banda di Carlino Giuseppe Zanutta – fu il momento di massimo sviluppo di questo genere musicale assieme a una straordinaria partecipazione del pubblico, coinvolto ad apprezzare o contestare ogni singolo momento della rappresentazione, decretando il successo o l'insuccesso dell'opera e del musicista».
Spettacolo scenico, musica, intreccio narrativo, storie commoventi e musica d'impeto: nel XIX secolo il melodramma fu senz'altro la forma musicale più azzeccata per coinvolgere il pubblico, dagli analfabeti agli intellettuali, nelle nuove idee di libertà, indipendenza e amor patrio.
Il fatto che ad eseguire il concerto sia la tradizionale banda di Carlino, una delle poche compagini d'ottoni che resistono, è molto interessante, poiché riporta la musica risorgimentale alla sua autentica popolarità. Già Mazzini, infatti, auspicava il sorgere di una musica nuova, non aristocratica ed esclusiva, suonata nei salotti buoni, ma una melodia popolare, capace di un linguaggio fresco, immediato e capace di far scaturire i più nobili sentimenti. E in questo ci riuscirono perfettamente Rossini, Bellini, Puccini e Verdi. Così bene che è nota la frase che l'Italia, prima di essere unita politicamente era già stata unita musicalmente attraverso il teatro d’opera .
Ma l'Unità creata dall'opera italiana, è molto più articolata. Non vi fu soltanto la musica, infatti, ad essere studiata e mirata per far palpitare gli animi di romantica fratellanza, ma anche lo stile linguistico, la sua letteratura espressa dai maggiori librettisti quali: Felice Romani, Francesco Maria Piave o Salvatore Cammarano; senza considerare la poesia e la prosa di Manzoni e Leopardi. Opere capaci di carezzare il cuore di tutti e tutti che, all'interno del teatro italiano, potevano trovare contemporaneamente posto: la borghesia in platea, la nobiltà nei palchi e il “popolino” nel loggione.
E così, una volta ufficializzata l'Unità, la sera del 18 febbraio 1861 a Torino, in piazza Castello, per salutare il nuovo Parlamento italiano venne eseguito un concerto proprio da parte del corpo di musica della Guardia nazionale che, insieme a un centinaio di coristi, si impegnò in una carrellata di brani nazional-patriottici. La serata si chiuse poi con l'inno di Michele Novaro e Goffredo Mameli, Fratelli d’Italia. Ma non poteva essere altrimenti, perché quello era anche il battesimo della musica italiana per eccellenza, tratta dai melodrammi, ispiratrice degli eventi risorgimentali e battente nei cuori irredenti.

Ingresso libero. Info: www.anbimafvg.it