Isis occupa Sirte, in via di evacuazione l’ambasciata italiana a Tripoli

La comunità internazionale si muove con la velocità di un bradipo, non così gli uomini del califfato islamico. Così alcun in barba ad ogni volnta stabilizzatrice si è aggravata la situazione in Libia. Tanto da convincere l’ambasciata italiana a Tripoli ad invitare i nostri connazionali a lasciare «temporaneamente» il Paese come farà anche il personale diplomatico. In sostanza sarebbe imminente la chiusura della sede diplomatica e il rientro del personale in Italia. Motivo di questa accelerazione il fatto che l'Isis sarebbe arrivato a Sirte. Nella notte tra giovedì e venerdì, l’organizzazione dello Stato islamico (Is) ha preso il controllo di alcune emittenti radio locali nella città libica di Sirte, 450 chilometri a ovest di Tripoli. Secondo fonti ben informate, Isis avrebbe trasmesso da quelle emittenti i discorsi del suo autoproclamato emiro, Abu Bakr al-Baghdadi, e quelli del suo portavoce, Abu Muhammad al-Adnani. «Radio Sirte, radio Macmadas e Al-Turathiya hanno diffuso un discorso di Baghdadi nel quale ordina alla popolazione di Sirte di sottomettersi», hanno riferito i media locali pena ovviamente la promessa di un massacro. Minaccia tutt'altro che remota dato che i miliziani in questione sono degli spietati taglia gola. Una situazione esplosiva tanto da convincere il premier Italiano Matteo Renzi a lanciare un allarme. «L’emergenza Libia ormai è internazionale non solo europea, per questo era giusto esprimere la posizione italiana al summit di oggi», aveva detto il premier Matteo Renzi, intervenendo giovedì sera all’uscita del Consiglio europeo. «La Libia è un grande problema del nostro tempo, da risolvere con decisione e probabilmente anche con impegno ulteriore», ha aggiunto il premier, secondo il quale «l’impegno di Bernardino Le’on dell’Onu non è stato purtroppo sufficiente, l’Italia è pronta a fare la propria parte». Insomma la mobilitazione militare è tutt'altro che remota. Fatto confermato anche dal ministro degli interni Angelino Alfano secondo cui «Serve una rapida mobilitazione generale». «Il presidente Renzi, parlando della Libia, ha individuato il centro del problema. E ancora più è valso farlo in ambito europeo. Oggi, quel Paese è fuori controllo e in preda al caos, con il rischio che si trasformi anch’esso in un califfato islamico». Sottolineando che «senza una rapida mobilitazione generale per la Libia, assisteremo ancora ad altre tragedie in mare e correremo il rischio di vedere installato un califfato islamico alle nostre porte».