Iniziate in sordina le operazioni occidentali di “invasione” della Libia. Saranno a teorica guida italiana, ma in realtà a gestire sarà l’U.S. Africa Command

Arrivano dall'Inghilterra le notizie più concrete sulla preparazione del piano operativo militare per la Libia. La stampa londinese è certa, il piano è già in atto. Secondo The Daily Mirror, forze speciali Sas (le truppe d'assalto inglesi) sono già in Libia per preparare l’arrivo di circa 1000 soldati britannici. L’operazione – è concordata da Stati uniti, Gran Bretagna, Francia e Italia e Germania e coinvolgerà circa 6000 soldati e marine statunitensi ed europei con l’obiettivo di bloccare circa 5000 estremisti islamici, che si sono impadroniti di una dozzina dei maggiori campi petroliferi e, dal caposaldo Isis di Sirte, si preparano ad avanzare fino alla raffineria di Marsa al Brega, la maggiore del Nordafrica. Fin qui nulla di nuovo se non per il fatto che il giornale inglese spiega con dovizia di particolare la gestione del campo operativo. Le forze Sas starebbero istruendo non meglio identificati “comandanti militari libici” e l'azione prevede l’impiego di truppe, carrarmati, aerei e navi da guerra. Insomma una sorta di invasione che rischia però di ricompattare alcune forze ostili all'Isis ma ostili anche ad un intervento occidentale. Un rischio che il fragile e già in crisi nuovo governo libico difficilmente potrà scongiurare, soprattutto se, come previsto verranno operati bombardamenti, saranno chrurgici, assicurano le forze armate occidentali, ma sappiamo bene che le bombe intelligenti esistono solo nella mente dei mltari e che “danni collaterali” sulla popolazione civile sono inevitabili. Difficile che ci accettino come liberatori dopo che missili ed ordigni gli sono piovuti sulla testa. Comunque per bombardare in Libia, la Gran Bretagna sta inviando altri aerei a Cipro, dove sono già schierati 10 Tornado e 6 Typhoon per gli attacchi in Siria e Iraq, mentre un cacciatorpediniere si sta dirigendo verso la Libia. Ma la conferma che le operazioni siano già iniziate arrivano anche dal sito “Difesa Online” secondo cui alcuni team di Navy Seal Usa sarebbero già in territorio libico. L’intera operazione sarà formalmente a guida italiana, nel senso che l’Italia si addosserà il compito più gravoso e costoso, mettendo a disposizione basi e forze per la nuova guerra in Libia, ma non vuol dire certo che Italia gestirà le operazioni. Come sempre il comando reale sarà in realtà esercitato dagli Stati uniti attraverso la propria catena di comando e quella della Nato. Un ruolo chiave avrà l'U.S. Africa Command, il Comando Africa degli Stati uniti: che ha annunciato, l’8 gennaio scorso, il “piano quinquennale” di una campagna militare per “fronteggiare le crescenti minacce provenienti dal continente africano”. E guarda caso tra i suoi principali obiettivi,c'è quello di “concentrare gli sforzi sullo Stato fallito della Libia, contenendo l’instabilità nel paese”. Altro che comando italiano, del resto già nel 2011 fu il Comando Africa degli Stati uniti, dopo l'improvvida azione francese, a dirigere la prima fase della guerra, poi diretta dalla Nato sempre sotto comando Usa, che con forze infiltrate e 10mila attacchi aerei demolì letteralmente la Libia trasformandola in uno “Stato fallito”. Il ruolo dell'Italia, nonostante lo strombazzamento politico sarà quello di principale base di lancio dell’operazione. Del resto due dei comandi subordinati dello “U.S. Africa Command” si trovano in Italia: a Vicenza quello dello «U.S. Army Africa» (Esercito Usa per l’Africa), a Napoli quello delle «U.S. Naval Forces Africa» (Forze navali Usa per l’Africa). Quest’ultimo è agli ordini di un ammiraglio Usa, che è anche a capo delle Forze navali Usa in Europa, del Jfc Naples (Comando Nato con quartier generale a Lago Patria) e, ogni due anni, della Forza di risposta Nato. L’ammiraglio è a sua volta agli ordini del Comandante supremo alleato in Europa, un generale Usa nominato dal Presidente, che allo stesso tempo è a capo del Comando europeo degli Stati uniti. Insomma in tale quadro decisamente invasivo si svolgerà la “guida italiana” della nuova guerra in Libia, il cui scopo reale è l’occupazione delle zone costiere economicamente e strategicamente più importanti e la salvaguardia dei campi petroliferi. Una guerra che, come quella del 2011, sarà presentata come “operazione di peacekeeping e umanitaria”. Del resto che l'Italia sarà della partita lo aveva già annunciato il premier Matteo Renzi nelle sue dichiarazioni programmatiche di inizio anno: “Il 2016 si annuncia molto complicato a livello internazionale, con tensioni diffuse anche vicino a casa nostra. L’Italia c’è e farà la sua parte, con la professionalità delle proprie donne e dei propri uomini e insieme all’impegno degli alleati”.