Iniziata la campagna referendaria “Sanità Bene Comune”. Promotore il Comitato Rodotà

Il Comitato Rodotà ha indetto per il 30 Maggio (10:00\13:00) l’Assemblea nazionale, che si realizzerà attraverso la piattaforma on-line, dal titolo: “Emergenze e Salute: partecipazione, democrazia e Beni Comuni”.  Il Comitato Rodotà è nato a novembre del 2018 ed  ha lanciato la Legge di iniziativa popolare (Lip) per i beni comuni, presentando il 5 novembre 2019, alla Camera dei Deputati, le oltre 50.000 firme raccolte. Sostanzialmente il tema proposto riprende la proposta illustrata dal giurista Ugo Mattei circa un mese fa  in ordine all’indizione di un referendum sul sistema nazionale sanitario. Il prossimo appuntamento vedrà la partecipazione di diversi ospiti “ai quali si potranno rivolgere domande per un confronto che culminerà con la discussione e la votazione del documento Salute Pubblica”. Il dibattito avrà l’obiettivo di fare emergere un percorso politico per definire concretamente la campagna referendaria sul SSN che dovrà articolarsi in primo luogo nei territori con comunità costituenti: «Bisogna ampliare la base politica, culturale, sociale del nostro Comitato, che – come scrivono i giuristi Ugo Mattei e Alberto Lucarelli nella loro chiusa sul documento di cui sono firmatari – esprime plurime sensibilità, con la sola pregiudiziale antifascista: un percorso di inclusione per una cittadinanza che voglia restare tale, esercitando la critica e resistendo alla propria metamorfosi in paziente, in una fase buia per la democrazia». In tal senso il Comitato Rodotà si sta impegnando in una intensa attività per la costruzione di una Rete nazionale per i Beni Comuni “con un piano di lavoro serrato che proseguirà fino alla fine di luglio”.

L’allargamento del campo delle forze per costituire la Coalizione sociale a sostegno della campagna referendaria avrà bisogno, necessariamente, di tempo per l’approfondimento dei punti di convergenza sulla “vertenza che sarà lunga, complessa e potenzialmente divisiva, a causa della forza enorme dell’ideologia neoliberale, che si è fatta strada anche in ambito sindacale e medico (sanità complementare)”. Tuttavia, dicono Mattei e Lucarelli: « è possibile aprire subito la vertenza sull’incostituzionalità delle restrizioni imposte all’esercizio dell’art 75 (soprattutto in era Covid) provando ad investire la Corte Costituzionale nell’immediato. È infatti inammissibile che la legge attuativa dell’art. 75 della Costituzione, ormai cinquantenne, continui ad obbligare alla raccolta con forme desuete e penalizzanti quale l’obbligo della presenza notarile o dei consiglieri comunali ai banchetti e la consegna materiale dei certificati elettorali». La vetustà della legge attuativa per dell’art.75 Cost. è comprovata da norme giuridiche in vigore a livello europeo, con le quali – per la raccolta online delle firme – si prevede anche l’utilizzo delle tecnologie che, nel caso di estensione formale dell’ordinamento del nostro sistema nazionale, potrebbe facilitare il principio di democrazia diretta e partecipata costituzionalmente sancito. Pur tuttavia, nel documento Mattei-Lucarelli si afferma che la raccolta delle firme non necessita un quesito ad hoc. Il Comitato Rodotà, “che ha sperimentato in pratica l’effetto deleterio di tali restrizioni anacronistiche e penalizzanti nel corso della LIP” ritiene che si tratti di ” una questione di costituzionalità che va sollevata subito di fronte alla Corte Costituzionale”. Pertanto, concretamente, affermano i due esponenti del Comitato: “intendiamo esplorare la via del deposito immediato di un quesito sul SSN presso l’ufficio Centrale Referendum della Corte di Cassazione(che poi ripresenteremmo nel marzo prossimo) e del simultaneo sollevamento del conflitto di attribuzione fra Comitato referendario e Governo circa le modalità della raccolta, relativamente all’attuale limite all’esercizio dei diritti politici di partecipazione nella fase emergenziale del Corona Virus”.

In conclusione la battaglia portata avanti dal Comitato Rodotà non è soltanto di natura esegetica sulla tecnicalità giuridica, ma mette a fuoco l’effettivo stato d’eccezione che de facto ha sospeso i diritti politici: “Questa via costruirebbe un caso concreto mai verificatosi prima di impercorribilità delle anacronistiche vie referendarie (si pensi alla vidimazione presso gli uffici nell’attuale fase, all’assembramento presso i banchetti; all’indisponibilità di notai ecc. ecc.). La Corte Costituzionale potrebbe obbligare il Governo, da noi convenuto, a ovviare alla situazione entro un termine ragionevole”.

Insomma la campagna referendaria sulla Sanità Bene Comune è già iniziata.