Ingenti forniture di armi all’Egitto operazione commerciale contraria agli interessi nazionali. Il presidente al-Sisi è alleato con Haftar, per non parlare del caso Regeni

“Invitiamo tutte le forze politiche a chiedere al Ministro degli Esteri di riferire in parlamento e a manifestare la propria contrarietà alle nuove forniture militari all’Egitto. A denunciare è Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace secondo cui è indispensabile una chiara presa di posizione da parte del Parlamento ed un atto di discontinuità da parte dell’attuale Governo”. “Inaccettabile, oltraggiosa e in aperto contrasto con le norme sancite dalla legge vigente” chiosano le associazioni secondo cui la possibile imminente autorizzazione da parte del Governo italiano di ingenti forniture militari alle forze armate dell’Egitto contrasta anche con il buonsenso e perfino contro gli interessi nazionali. “E’ inaccettabile che venga rilasciata la licenza ad esportare un ampio arsenale di sistemi militari ad un paese come l’Egitto che, schierato a fianco dell’autoproclamato Esercito nazionale di liberazione libico (Lna) del generale Khalifa Haftar, da anni sta destabilizzando ogni negoziato per la pacificazione in Libia. E’ oltraggiosa sia nei confronti della memoria di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano barbaramente assassinato in Egitto e sulla cui morte le autorità egiziane non hanno mai contribuito a fare chiarezza, sia nei confronti di tutti coloro – oppositori politici, sindacalisti, giornalisti, difensori dei diritti umani – che vengono perseguitati perché non sono graditi al regime imposto dal generale al-Sisi, come dimostra anche il caso di Patrick Zaky”.

“Va ricordato, spiegano Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace, come nel 2019 l’Autorità nazionale UAMA (https://www.esteri.it/mae/it/ministero/struttura/uama) abbia autorizzato l’esportazione all’Egitto di oltre 871 milioni di euro di sistemi militari, in gran parte per la fornitura di 32 elicotteri (24 elicotteri AW149 più otto AW189) prodotti dalla divisione elicotteri della società a controllo statale Leonardo: un’autorizzazione rilasciata probabilmente dal precedente governo Conte I ma comunque realizzata senza alcun tipo di consultazione formale con il Parlamento”.

La legge n. 185 del 1990 non solo vieta esplicitamente le esportazioni di armamenti verso i Paesi i cui governi sono responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, ma prescrive che l’esportazione di materiale di armamento e la cessione della relative licenze di produzione “devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia”. Proprio per questo è indispensabile che il Governo, ed in particolare il Ministero degli Esteri che ha titolarità su questa materia, riferisca urgentemente in Parlamento riguardo al rilascio dell’autorizzazione di nuove e consistenti forniture di sistemi militari all’Egitto.

Inoltre nelle scorse settimane, diverse ed autorevoli fonti indipendenti hanno dato notizia di un’ampia commessa militare da parte dell’Egitto: si tratterebbe non solo delle due fregate Fremm attualmente in dotazione alla Marina miliare italiana (la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi), ma anche di altre quattro navi e 20 pattugliatori che potrebbero essere costruiti nei cantieri egiziani ma evidentemente su licenza e progetti italiani. Inoltre sarebbero in corso trattative per la vendita all’Egitto di 24 caccia multiruolo Eurofighter e per 20 aerei addestratori M346. Si tratterebbe, a detta di molti esperti ed analisti, del maggiore contratto per forniture militari mai rilasciato dall’Italia dal dopo-guerra. Contratto con un Paese, come l’Egitto, che non fa parte delle alleanze politico-militari dell’Italia: proprio per questo, è necessario che il governo riferisca in Parlamento in merito alla conformità di queste forniture militari con la politica estera e di difesa del nostro Paese.

Il Ministero degli Esteri ed il Governo infatti possono anche non concedere l’autorizzazione alla fornitura e all’esportazione di questi sistemi militari all’Egitto nonostante siano già state autorizzate ed abbiano preso avvio le trattative commerciali relative. Tale diniego non contrasta con l’autorizzazione preliminare ed è ancora possibile perché – come ha spiegato in una recente audizione il direttore dell’Autorità nazionale UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali d’armamento), si tratta di due atti diversi tanto che solo “il 2,5 per cento del valore autorizzato come trattativa poi si traduce in reali contratti” nel campo dell’export militare.