India: boom dell’economia ma anche degli estremismi

 

L'India è un Giano bifronte per i suoi record. Infatti, se nell'economia globale è al primo posto tra i Paesi emergenti per la crescita del Pil, nello stesso tempo ha il primato poco invidiabile delle violenze (in particolare contro le minoranze religiose cristiane e musulmane) e gli estremismi (l'esempio che ci riguarda è l'atteggiamento verso i nostri due marò).
Un brutto colpo per il Presidente Naredra Modi, trionfalmente eletto un anno e mezzo fa per le sue promesse di modernizzazione. Però il suo sogno di uno Stato democratico e tollerante resta per ora sulla carta e lui quindi sembra in una morsa.
Da una parte vorrebbe davvero dare una svolta per far uscire il Paese dalla stagnazione che ne strangola lo sviluppo e, a lungo andare, potrebbe allontanare gli investitori esteri che avevano creduto in lui.
Rimangono infatti le resistenze incrociate di un sistema pubblico elefantiaco, di una burocrazia sclerotica e delle piccole e grandi baronìe cresciute all'ombra di una politica corrotta.
Dall'altra parte Modi non riesce a ergersi ad alfiere del cambiamento perché proviene proprio da quel mondo che vorrebbe rivoluzionare. Il suo più grande problema è quello di resistere agli estremismi che l'hanno sostenuto nella corsa alla Presidenza.
E' la morsa di cui parlavamo. Ha assoluto bisogno dei progressisti, indispensabili per vincere le resistenze all'interno e restare credibile all'esterno, ma non può tendere troppo la corda nei confronti dei movimenti estremisti da cui egli stesso proviene.
E' un po' quel che è successo in un altro Paese fino a pochi mesi fa emergente e poi in leggero calo per le eccessive rivendicazioni sindacali: il Brasile. L'ex Presidente Dida e la sua 'erede', Dilma Rousseff, hanno poca forza avendo appunto i sindacati come matrice politica. In India una scommessa difficile, ma Modi intende giocarsela.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it