Inchiesta del New York Times sul Milan club acquistato dai cinesi: “proprietà è oscura”

Non sono ancora sopite le polemiche relative alla bruttissima eliminazione dai mondiali di calcio della nazionale Italiana e soprattutto dell’orribile messinscena relativa alle mancate dimissioni di Carlo Tavecchio presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio aggrappato alla sua poltrona come cozza sullo scoglio che una nuova tempesta si abbatte sul modo del pallone italiano. Ma in questo caso non vi è nulla che si colleghi allo sport giocato, ma ad affari opachied affaristi ancora di più in odore di malaffare. E’ stata pubblicata infatti un’inchiesta dal quotidiano Usa New York Times sull’ acquisto del Milan da parte dei cinesi, compravendita secondo il quotidiano a stelle e strisce molto opaca.
“Quando l’uomo d’affari cinese Li Yonghong ha acquistato l’AC Milan, il club di calcio italiano famoso in tutto il mondo, praticamente nessuno in Italia aveva sentito parlare di lui. E anche in Cina, praticamente, è sconosciuto”. Inizia così il “pezzo” del New York Times sul proprietario della squadra di calcio di Milano. “Il signor Li non era mai stato nominato in una delle liste della Cina delle persone più ricche del paese – continua l’articolo – . L’impero minerario che descriveva era a malapena conosciuto anche nei circoli minerari”. “Tuttavia, il signor Li sembrava avere l’elemento più importante: i soldi. Ha comprato il club ad aprile per 860 milioni di dollari da Silvio Berlusconi, l’ex primo ministro italiano, per aggiudicarsi il più grande accordo di calcio della Cina”. “Oggi, l’acquisizione del signor Li del Milan sembra essere emblematico di una serie di affari cinesi travagliati”. Secondo il New York Times la squadra sarebbe alla ricerca di nuovi investitori o di un rifinanziamento del prestito ad alto interesse che il signor Li ha preso per comprare il club. Documenti aziendali cinesi mostrerebbero che qualcun altro possiede il suo impero minerario e che gli uffici di quella società erano vuoti durante una recente visita e un cartello sulla porta del proprietario citava che l’affitto non era stato pagato. “Un portavoce del Milan ha affermato che il controllo del business minerario da parte di Li è stato verificato da avvocati e banche coinvolte nella transazione”. “Le miniere che Li aveva comunicato all’AC Milan sono state di proprietà di quattro persone diverse dall’anno scorso, secondo i registri delle società cinesi. E l’affare ha cambiato di mano due volte senza una vendita”. Insomma vi sarebbe solo un impero di carta dietro la proprietà cinse del Milan fatto questo che potrebbe presto portare guai grossi anche sotto l’ombra della Madonnina.