“In vino veritas”, brutto colpo, nell’epoca del primato del denaro, al mito dei friulani: sani onesti e lavoratori. Aggiornamento: i nomi delle aziende coinvolte

Comprando del vino nei supermercati salta subito all'occhio che le etichette locali costano mediamente di più dei vini provenienti da altre regioni. Sembrerebbe un paradosso dato che la componente trasporto sappiamo pesa in maniera elevatissima sulle merci esposte sui bancali della distribuzione finale. Ovviamente la spiegazione sta tutta nel meccanismo di domanda e offerta, più è elevata la prima, più alto sarò il prezzo richiesto al consumatore. In sostanza il vino locale è maggiormente conosciuto, apprezzato, più per abitudine che per convinzione organolettica, pesa poi il fatto che viene considerato di maggior genuinità. Quest'ultimo elemento è naturale ovunque, lo è ancora di più in luoghi che hanno fatto mito dello slogan “sani, onesti e lavoratori” che forse aveva una ragione d'essere trent'anni fa, ma che oggi con il denaro che ha sostituito ogni valore, resta una favoletta alla quale possono credere solo menti semplici. Per questo quanto avvenuto in Friuli in questi giorni rischia di gettare un ombra pesantissima su uno dei settori più importanti dell'economia agricola friulana e italiana, anche se in questo caso non si tratta di sofisticazione vera e propria, non si tratta della costruzione chimica di vino che l'uva l'ha vista solo di striscio, ma di un tipo di frode più sofisticata, se vogliamo meno grave perchè pare non pregiudichi la salute, ma comunque molto pregiudizievole perchè fa venir meno la fiducia nei prodotti e quindi non solo nelle aziende presunte colpevoli, le cui blasonate etichette fra l'altro non sono state ancora rese note, facendo si che i produttori onesti siano finiti nel calderone del sospetto. Ma in cosa consisteva dunque la “sofisticazione” del Sauvignon made in Friuli? Diciamo che il piacere più grande del vino è forse più nella sua componente olfattiva che nel sapore. Accostare un calice al naso, percepire profumi ed aromi, roteare il calice e consentire alla nostra immaginazione di fluttuare tra fiori e frutta, mandorle, erba, profumi di terra non è solo una mania di più o meno improvvisati sommelier è il piacere stesso di portare al naso e poi alla bocca quel nettare della terra e della sapienza umana che in millenni di perfezionamenti ha consentito di produrre varietà di odori e sapori infiniti, partendo dai semplici acini d'uva. Per questo è gravissimo quanto avvenuto in Friuli, l'idea di “correggere” chimicamente l'odore del Sauvignon per raddrizzare partite venute male, lasciando l'etichetta primaria invece che declassarlo a semplice vino da tavola magari tagliandolo per togliere il troppo persistente e presente odore di “piscio di gatto” tipico del Sauvignon venuto male, è un attentato non alla salute dei cittadini. ma alla salute del comparto economico della viticoltura nel suo complesso, che pagherà l'avidità di pochi. Per questo i produttori infedeli si muovevano con sicurezza, pensavano di poter approfittare dell'omertà dei produttori onesti dettata dalla paura che questi potevano avere di essere colpiti dal classico fare di “tutta un erba un fascio” che si accompagna quando pubblicamente il nome dei disonesti non è reso noto. Per ora l'unico nome uscito è quello del chimico friulano, Ramon Persello, 39 anni di Attimis, che riforniva le aziende della sostanza proibita da lui stesso prodotta. Il problema è sempre lo stesso, annunciare per esempio che un ristorante di una determinata località sofistica i cibi o aveva scarafaggi o  topi morti nelle cucine, senza fornire il nome dell'insegna, getta discredito su tutti i ristoranti della zona. Sembrerebbe giusto e naturale invece che i colpevoli ricevano la loro dose di pubblicità negativa. Temiamo che anche in questo caso la giustizia non trionferà del tutto, sarà così soprattutto perchè gira voce che le “etichette” in questione siano molto potenti anche al di fuori del mondo agricolo. Mobiliate presto  le migliori toghe sulla piazza,  avvocati che si sperticheranno nel dimostrare che era legittimo correggere  odore e sapore nel vino e che non si tratta di frode alimentare ma di legittima ricerca per migliorare il prodotto.  Speriamo che la Procura non si lasci influenzare e che presto i nomi vengano fuori. Se non sarà così l'inchiesta avrà fatto solo danno ai viticoltori onesti e non solo a quelli del Friuli Venezia Giulia, ma in generale al vino italiano. Facile intuire come la notizia delle sofisticazioni raggiungeranno gli esperti di tutto il mondo. L'unico modo per assorbire il latte versato, pardon  vino versato, sarebbe quello di pubblicizzare al massimo proprio il nome dei furbetti e dimostrare che il sistema di controllo italiano funziona e soprattutto punisce.

Aggiornamento. In mattinata sono circolati i nomi dei presunti indagati o meglio delle aziende perquisite. La fonte non è chiara ma è facilmente sospettabile:

Ecco le aziende perquisite, come è logico questo non vuol dire che sono colpevoli ma che sono all'interno del fascicolo della procura: Gigante Adriano s.s. agricola di Corno di Rosazzo, Tiare s.s., agricola di Snidarcig Roberto di Dolegna del Collio, Tenuta Luisa di Luisa Eddi e Figli s.s. agricola di Mariano del Friuli, Marinig Valerio azienda individuale di Prepotto, Rodaro Paolo azienda individuale di Cividale, Pecorari Pierpaolo azienda individuale di San Lorenzo Isontino, Azienda agricola Iole di Muzzolini Anna di Prepotto, Azienda agricola Cortona s.s. di Villa Vicentina, Azienda agricola Venchiarezza di Luca Caporale di Cividale, Azienda agricola Stanig fratelli di Stanig Francesco e Federico s.s. di Prepotto, Azienda agricola Magnas di Visintin Andrea e Luciano di Cormons, Ballaminut Cristian azienda individuale di Terzo d’Aquileia, Azienda agricola Specogna Leonardo s.s. di Corno di Rosazzo, Società agricola Ferruccio Sgubin s.s. di Dolegna del Collio, Valentino Butussi s.s. agricola di Corno di Rosazzo. Di fuori regione la Azienda vinicola F.lli De Luca s.r.l. di Mozzagrogna (Ch), Castel Rio società agricola s.r.l. di Ficulle (Tr)

 

Fabio Folisi