In mostra le nostre origini celtiche

imageContinua fino al 31 ottobre al Museo Archeologico Iulium Carnicum di Zuglio, la mostra dal titolo “Celti sui monti di smeraldo”, frutto della sinergia tra il Comune, la Soprintendenza Archeologia del Friuli Venezia Giulia, la Soprintendenza Archeologia del Veneto e numerosi Musei italiani ed esteri.
Ancora una volta il piccolo ma attivissimo Comune di Zuglio si cimenta in un’esposizione di sicura rilevanza culturale e lo fa in coincidenza con i 20 anni di apertura del suo Museo Archeologico, dove avrà sede la mostra.
Per la prima volta, dunque, è stato affrontato il tema della presenza celtica nell’arco alpino orientale e, per la prima volta, sono stati riuniti, in una mostra, reperti fondamentali, legati alla presenza celtica nel comparto territoriale compreso tra Veneto, Friuli Venezia Giulia, Austria e Slovenia.
Un progetto ambizioso che ha visto coinvolti, oltre alle già citate Soprintendenze e a vari Musei di Archeologia, anche il Landesmuseum für Kärnten di Klagenfurt, il Narodni muzej Slovenije di Ljubljana e il Tolminski muzej di Tolmin in Slovenia.
“Celti sui monti di smeraldo” evoca il paesaggio della Carnia, dove l'archeologia ha acquisito negli ultimi anni dati che hanno cambiato il panorama degli studi.
Il territorio carnico fu infatti percorso da guerrieri transalpini, che si soffermarono sulle alture più strategiche, in posizione dominante rispetto ai corsi d'acqua. Armi celtiche provenienti da rilievi e altipiani carnici sono gli indicatori preziosi della penetrazione, a partire dalla fine del IV-III secolo a.C., dei Taurisci e degli Scordisci, gruppi in movimento dall'area danubiana verso la penisola balcanica. Ma fin dal V secolo a.C. la documentazione archeologica suggerisce la presenza di stranieri abbigliati alla maniera celtica, inseriti all'interno delle comunità locali. IMG_2608-595x446
Il percorso espositivo è pensato per offrire una sintesi ragionata e aggiornata della presenza celtica e prevede una prima sezione “Primi Celti a Nordest (V-IV secolo a.C.)” in cui viene dato risalto a materiali rinvenuti a Montebello Vicentino, Montebelluna e Paularo-Misincinis: la composizione dei corredi tombali suggerisce una mobilità non solo individuale ma anche di gruppi di stranieri, che via via si integrarono con la popolazione locale, dando vita così a nuove produzioni originali, come le fibule tipo Paularo.
La seconda sezione è dedicata invece ai luoghi di culto tra Cadore e alto Isonzo. I due principali contesti esposti, la straordinaria deposizione di armi e cavalli scoperta di recente a Kobarid/Caporetto e il luogo di culto militare di Monte Sorantri di Raveo, rientrano nei casi di aree consacrate dove venivano conservate le spoglie di nemici vinti o venivano dedicate offerte di armi alle divinità.
IMG_3830-643x372Da ultima la sezione dedicata alle necropoli in uso tra il III e I secolo a.C., rappresentata da diversi corredi  funerari, emblematici del Celtismo finale, da Montebelluna a S. Floriano di Polcenigo a Dernazzacco, a Socerb/San Servolo e Škocjan/S. Canziano del Carso fino a Reka presso Cerkno, Idrija di Ba?a, Most na So?i /S. Lucia di Tolmino e Kobarid/Caporetto. Le lunghe spade e le lance, spesso ritualmente ripiegate caratterizzano i personaggi maschili, preziosi ornamenti d’argento spiccano nelle tombe femminili. Nè mancano i famosi torques intrecciati che tanto hanno contributo al fascino del Celtismo, tra il Veneto orientale e il golfo di Trieste. Il percorso si conclude con una piccola ma preziosa sezione numismatica.