Immigrazione, è necessaria un’accoglienza diffusa

L'emergenza immigrati non è una novità. Un'emergenza infinita che non viene gestita con lungimiranza e cioè attraverso l’adozione di politiche innovative che tengano conto di una mobilità globale che interessa davvero tutti i continenti. Se i politici, a cui spetta l’adozione di provvedimenti in grado di gestire i processi migratori leggessero e studiassero il fenomeno capirebbero molte cose. Già nel lontano 2009 l’UNDP aveva dedicato il suo tradizionale report annuale ai processi migratori adottando un titolo eloquente, "Superare le barriere: mobilità e sviluppo umano". I dati dell'UNDP ci dicevano che c’erano circa 200 milioni di persone che migravano a livello internazionale perchè alla ricerca di migliori opportunità di condizioni e di vita. Sempre il report sottolineava la necessità di favorire la libertà di movimento in quanto la mobilità è in grado di stimolare positivamente lo sviluppo umano delle persone, delle comunità. I processi di migrazione non avvengono solo tra i continenti, ma anche all’interno dei singoli paesi. Si calcola ad esempio che in Cina tra il 1995 e il 2000 circa 5.000.000 di persone si siano spostate dalle provincie più povere a quelle più ricche di opportunità. La globalizzazione sicuramente ha favorito la mobilità umana alla ricerca di migliori opportunità e “benessere”. Siamo passati dai 74 milioni di migranti internazionali (2,7% sul totale della popolazione mondiale) ai 188 milioni del 2010, pari al 2,8% sul totale della popolazione mondiale. Nel 2013 il report prodotto dal Dipartimento degli affari economici e sociali dell’ONU ha portato questo dato a 232 milioni. La migrazione Sud-Sud rimane comunque maggiore rispetto alla migrazione dal Sud verso il Nord: si calcolano 82,3 milioni di persone contro 81,9. Questi numeri ci dicono che i processi migratori non si possono fermare ma si possono gestire: con adeguate politiche di accoglienza e di integrazione.

L’Europa la deve quindi smettere di piangersi addosso. Non siamo di fronte ad un’invasione come le destre e i nazionalisti vogliono far intendere: siamo dinnanzi a flussi che se gestiti in modo unitario - ora finalmente si parla di  “diritto d’asilo europeo”  - è possibile governare senza ricorrere alla fatidica "Emergenza". Che l’Europa abbia smarrito l’etica, il diritto e l’accoglienza è una cosa vera e lo è tanto di più se guardiamo all’insieme costituito dai governi d'Europa e dalla Commissione europea, le cui uniche preoccupazioni sono ormai l’economia ed i consumi. Perchè crescere ? Per quale ragione se non siamo nemmeno in grado di accogliere i migranti che, nella sola Italia, contribuiscono all’8% del PIL.

Al di là dei numeri  e dei populismi c’è però da sottolineare che nel dibattito sull'immigrazione mancano due questioni fondamentali. La prima: non ci si interroga a sufficienza sulle cause di questi processi migratori. Da dove provengono i migranti ? Perché se ne vanno dai loro paesi ? Che cosa fanno i governanti di quegli stessi paesi ? Anche i governi africani, da cui proviene una consistente fetta di migranti, sembrano non preoccuparsene. Non ci sono prese di posizione, non ci sono politiche mirate a ridurre i flussi, non ci sono interventi di redistribuzione e mitigazione significativa delle povertà. Le élite africane (salvo qualche raro caso) non se ne curano. E la cooperazione italiana che ha identificato alcuni paesi africani beneficiari di aiuti che cosa fa? Che cosa ha fatto da questo punto di vista?

Veniamo ora alla seconda questione, non certo per ordine d'importanza. Ci chiediamo il motivo per cui la Pace non sia più al centro del dibattito politico e dei movimenti popolari. Eppure la ragione principale di questa ondata migrante è il diretto risultato dei conflitti in corso in Siria, Libia, Turchia, Iraq e in altre aree dell'Africa. Ci sarebbe la necessità di un risveglio non solo dell’Europa della politica e dei burocrati, ma anche e soprattutto un risveglio della coscienza collettiva dei Popoli.

Mi piacerebbe fare una proposta per la gestione dei profughi e richiedenti asilo che ultimamente occupano gli spazi pubblici di Udine e dei media regionali. Qualche mese fa l’associazione Time For Africa aveva fatto pervenire una proposta per la gestione dell’accoglienza basata anche sul principio di reciprocità: valorizzare l’ex camping per attrezzarlo con unità abitative a basso costo in autocostruzione. Un modo anche per formare e favorire l’aggregazione e la convivenza ripristinando in questo modo un’area abbandonata. La seconda proposta l’abbiamo formulata in varie occasioni in incontri e forum tra le associazioni non profit presenti a Udine: favorire concretamente l’accoglienza diffusa, ovvero chiedere la disponibilità alle centinaia di persone che ruotano attorno alle associazioni di volontariato per accogliere i profughi per un certo lasso di tempo. Nessuna organizzazione si è mai fatta avanti anche se sappiamo che ci sono persone e famiglie che ospitano alcuni profughi. Credo che oggi la questione dell’accoglienza, date le difficoltà, i vincoli e l’ideologia che sovrasta questa “emergenza” non possa essere gestita solo dai professionisti dell’accoglienza. E’ necessario uno scatto civile, un coinvolgimento e una partecipazione attiva di tutta la popolazione. Invitiamo il Sindaco Honsell ad organizzare, nei prossimi giorni, un tavolo aperto a tutte le associazioni di volontariato e di cooperazione internazionale che operano sul territorio cittadino, per rafforzare e meglio coordinare l’accoglienza delle centinaia di persone senza sostituire soggetti e procedure previste.

Umberto Marin