Il “segreto di Pulcinella”: miliardi di sprechi nella sanità

Il ministro Lorenzin ha recentemente denunciato che: "Nella sanità si annidano circa 30 miliardi di euro di sprechi", dopo una affermazione di questo tipo, a molti è venuto spontaneo domandarsi se ci sia un collegamento tra questi soldi sprecati e il (persistente) ritardo nei pagamenti da parte della P.a. Tra coloro che si sono posti la domanda vi è anche Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, secondo il quale, le possibili ragioni di questa situazione sono riconducibili a evidenti distorsioni: "Se da un lato le Asl pagano con molto ritardo, è anche ormai noto che in molti casi le forniture vengono acquistate ad importi superiori ai prezzi di mercato e con forti differenze a livello regionale. E' verosimile ritenere che una parte dei ritardi nei pagamenti sia in qualche modo riconducibile alle distorsioni sopra descritte. In altre parole, non è da escludere che tra le parti avvengano degli accordi non scritti per cui le Asl o le case di cura impongano ai propri fornitori pagamenti con ritardi pesantissimi, ma a prezzi superiori rispetto a quelli, ad esempio, praticati nel settore privato”.

In termini numerici, l'associazione mestrina precisa: "Anche se negli ultimi anni l’andamento dello stock del debito sanitario risulti in calo – aggiunge Bortolussi - è verosimile ritenere che il dato riferito al 2014 non si dovrebbe discostare moltissimo da quello relativo al 2013. Ovviamente, le politiche messe in atto dagli ultimi Governi attraverso le anticipazioni di liquidità sono proseguite anche l’anno scorso. Tuttavia, tenendo conto del fatto che nel corso del 2014 dovrebbe essersi accumulata una nuova quota di debito sanitario e aggiungendo i mancati pagamenti della Toscana e della Calabria, il debito complessivo non dovrebbe allontanarsi di molto dal risultato emerso nella rilevazione del 2013".

Nonostante l'apporto negativo di tutti questi sprechi, la spesa sanitaria nazionale risulta notevolmente inferiore (oltre 1,5% di Pil) a quella di Paesi come Germania e Francia. Tale dato può essere visto in due modi, diametralmente opposti: spendiamo poco e male, nonostante gli sprechi; nonostante gli sprechi riusciamo a spendere meno di altri Paesi.

In realtà sarebbe strettamente necessario esprimere un giudizio in termini di qualità del servizio reso per poter giudicare se i (pochi) soldi disponibili siano stati spesi male o bene. Purtroppo il giudizio difficilmente risulta positivo (nella media).

Per quanto concerne i tempi medi di pagamento riferiti al 2014 per le sole forniture di dispositivi medici (Fonte: Assobiomedica), in Calabria il saldo della fattura è avvenuto mediamente dopo 794 giorni (praticamente dopo 2 anni e 2 mesi), in Molise dopo 790 giorni e in Campania dopo 350 giorni. Se teniamo conto che la legge in vigore stabilisce che i pagamenti delle strutture sanitarie debbano avvenire entro 60 giorni dall’emissione della fattura, siamo ancora lontani "anni luce" da questo obiettivo.

Molti sperano nel miracolo da parte della fattura elettronica: la legge di Stabilità ha previsto che dal prossimo 31 marzo tutta la P.a non potrà più accettare fatture emesse o trasmesse in forma cartacea. Inoltre, a partire dal 30 giugno di quest’anno, le PA non potranno procedere al pagamento, neppure parziale, fino all’invio del documento in forma elettronica.

Dobbiamo dunque confidare nella introduzione forzata dei bit, con buona pace del mezzo cartaceo, per sperare in un effettivo cambiamento (positivo?).

La tecnologia, di per sè, rappresenta solo un mezzo per ottenere uno scopo, ma è il modo con cui viene utilizzata che ne determina la reale efficacia, e su questo aspetto, solo il tempo potrà darci una risposta convincente.

Nel frattempo ci resta una (piccola) speranza a cui aggrapparci, tra una coda e l'altra.