Il nostro calcio è malato. No, è da tempo in agonia

La gloriosa squadra del Parma in fallimento, l’ex Ct azzurro Arrigo Sacchi che ‘tuona’ contro i troppi giocatori di colore nei nostri campionati, il padrone del calcio italiano (il presidente della Lazio Claudio Lotito) esonerato per aver criticato l’eccessiva presenza di compagini di piccoli centri (Sassuolo, Chievo, Empoli, Cesena tanto per fare alcuni nomi, per non parlare del Carpi che sta spopolando in B). Concludere che il nostro sport più popolare è malato è anche troppo facile. Ma la realtà è che è in agonia. E già da tempo.

Emblema di questo crac sono i due ultimi campionati Mondiali, quelli in Sud Africa e in Brasile, dove abbiam fatto una figuraccia senza nemmeno un briciolo di giustificazione.

Ma i ‘soloni’ del nostro calcio non sanno nemmeno leggere la storia. Dovrebbero ricordare come, dopo i fallimenti rimediati infarcendo la Nazionale di oriundi (Sivori, Altafini, Schiaffino, Angelillo), ci siamo decisi a guardare nel ‘cortile di casa’ e abbiamo vinto in Spagna nel 1982.

Come? Affidandoci a Enzo Bearzot di Joannis di Aiello che, collegandosi al concetto appena esposto, mi ricordava sempre che già dal suo cognome si poteva capire la sua ‘filosofia’. Bearzot, cioè grande ‘bearz’, cioè cortile. E non gli sfuggiva il fatto che quando prese in mano la Nazionale la nostra Regione dava l’ossatura della rappresentativa azzurra: i friulani Zoff di Mariano, Pascutti di Mortegliano, Ianich di Palmanova, il gradese Mario David, il goriziano Puja, il triestino Ferrini.

Ma da allora in Friuli e in Italia sono entrate in sciopero le mamme? No, la realtà è che pescare in mercati ‘vergini’ costa meno e ti capita anche di fare buoni affarii. Quando vedo che la squadra milanese in nerazzurro è una multinazionale non mi stupisco. La ragione sta nella sua stessa ragione sociale: Internazionale.

Ma che la imiti l’Udinese risponde ad altre logiche. Per fortuna che ci sono Di Natale e Domizzi…

Un altro motivo di riflessione: fino a 10 anni fa il ruolo di portiere era monopolio italico e il Brasile perdeva addirittura i mondiali non avendo un buon difensore estremo. Guardate le formazioni attuali e segnatevi quanti portieri carioca militano nella nostra massima serie.

Noi, che avevamo uno come Zoff, abbiamo trovato ben due virgulti di valore come Scuffèt e Merèt. Complice un infortunio, il nostro ‘numero 1’ di Remanzacco è entrato nella zona d’ombra e da tempo le porte dei team italiani (e della stessa Udinese) sono presidiate da sloveni. Ora che Pozzo ha revocato l’embargo a giocatori slavi succede anche questo…

Infine una riflessione sul Parma, nobile decaduta della serie A. Pur nel dramma di un fallimento, noto un elemento positivo: i giocatori, che da mesi non percepiscono un euro, si son dichiarati disponibili ad aspettare ancora. E poi dicevano che i calciatori sono mercenari. Lo fossero anche i dirigenti…

Augusto Dell’Angelo

(augusto.dell@alice.it)