Il genio delle acque è resuscitato

particolare_musivoSi chiama "Il genio delle acque" il nuovo allestimento museale di "RavennAntica" che arricchisce la raccolta di mosaici antichi e moderni del centro Tamo nel Complesso di San Nicolò a Ravenna. Il titolo prende spunto dal più importante reperto esposto, la raffigurazione di un uomo con barba, simbolo di una divinità fluviale.
Il ritrovamento della divinità barbata e di altri mosaici, risalenti al I e II secolo d.C., avvenne casualmente, come accade per la maggior parte delle scoperte archeologiche. Mentre si scavava per allacciare il gas, ci si dovette interrompere per consentire l'intervento della Soprintendenza per i Beni Archeologici affinché recuperasse i reperti rinvenuti.
Le testimonianze ritrovate appartengono a un settore di una residenza di epoca imperiale romana, con pavimenti a mosaico in bianco e nero e motivi geometrici, appartenenti a quattro ambienti che si aprivano intorno a un’area cortilizia, pavimentata anch'essa in mosaico bianco e al centro della quale si trovata anche un pozzo. L’uomo con la barba, la divinità barbata o genio delle acque -come è stato ribattezzato- è l’unico mosaico con motivi figurativi venuto alla luce.
La domus di Piazza Anita Garibaldi sorgeva molto vicina alla linea di costa, ad alcune centinaia di metri dal mare, e rappresenta un’interessante conferma dello sviluppo urbano di Ravenna in epoca imperiale. Nel lungo periodo di pace e prosperità inaugurato da Augusto, la città comincia ad espandersi oltre il perimetro delle vecchie mura repubblicane, così nel corso del I e del II secondo secolo dopo Cristo molte domus e villae sorgono verso la campagna circostante e anche verso il mare.
Il ritrovamento arricchisce la conoscenza dello sviluppo di Ravenna in quei secoli cruciali e prima della più famosa fase bizantina. La raffigurazione della divinità fluviale, d’altra parte, conferma il forte legame simbolico di Ravenna con l’acqua, il mare, i fiumi, le aree lagunari e lacustri. Come sappiamo il mare lambiva la città ad est, le valli la circondavano sugli altri lati e dentro la città scorrevano alcuni corsi d’acqua. Niente di più logico quindi che la simbologia acquatica avesse un peso rilevante nelle decorazioni in ambito pubblico e privato.
Ecco che adesso, fino al 31 dicembre, dopo quasi due millenni e dopo essere passati dalle sapienti mani dei restauratori, i preziosi mosaici di Piazza Anita Garibaldi tornano a vivere in un originale allestimento a Tamo, dove accanto al genio delle acque trovano posto altri importanti lacerti, parte dell’area cortilizia con il pozzo e una suggestiva porzione della struttura muraria di epoca tardo-antica.
Gli scavi per la realizzazione della stazione ecologica di Piazza Anita Garibaldi a Ravenna risalgono all'estete 2011: tutte le fasi di recupero e restauro sono state finanziate da Hera
Responsabile scientifico degli scavi archeologici Chiara Guarnieri, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna.