Il doppiogiochismo italiano con Tsipras

fabio folisiLa questione greca è già scivolata in basso nei titoli della stampa nazionale. Forse nelle prossime ore rispunterà fiammeggiante sulle prime per poi spegnersi di nuovo, perchè Tsipras e le sue esternazioni fanno ancora notizia, ma sarà solo gossip o quasi, perchè l'analisi di quanto sta avvenendo è scomoda. L'accordo sostanziale con l’Eurogruppo è stato raggiunto, la Grecia è salva, si dirà, anche perchè sarà lo stesso leader greco ad affermarlo per cercare di mantenere consenso in chiave interna. Ma diciamolo, salva è una parola grossa, c'è un rinvio che da respiro ma non risolve i problemi e qualcuno potrebbe sempre decidere di togliere la spina. Questo perchè in realtà i problemi non vanno risolti ad Atene o dai greci, ma è l'intera Europa che deve rendersi conto di avere una questione grande come una casa. Uscire dalla ambiguità di una unione fittizia che si regge solo sulle alchimie monetarie e poco di più. Abbiamo una Europa dove prevale la logica finanziaria e non quella politica e soprattutto sociale. Una Europa dove prevalgono gli interessi nazionali e gli egoismi la fanno da padrone e dove i rapporti di forza non sono regolati in maniera socialmente accettabile. Quello della Grecia insomma è solo un campanello d'allarme che dice che si stanno trattando i popoli in maniera ragionieristica come fosse solo una questione contabile. Comunque almeno la nuova punizione ai greci è rinviata, il governo ellenico e i ministri dell’Economia dell’eurozona si sono accordati per prolungare di quattro mesi gli aiuti finanziari alla Grecia. In cambio Atene dovrà attuare una lista di riforme che presenterà ai ministri dell’Economia dell’eurozona il prossimo lunedì. La lista dovrà essere approvata dagli stessi ministri europei: c’è quindi ancora la possibilità che l’accordo vada a monte. Se le cose dovessero invece andare secondo programma, la Grecia riceverà 7,2 miliardi di euro per i prossimi quattro mesi, somma senza la quale si sarebbe trovata senza liquidità tra marzo e giugno e sarebbe andata in fallimento. Ma l'impressione che si tratti solo di un rinvio. Ma più che i contenuti dell'accordo vale la pena cercare di analizzare quale impatto abbia avuto questa situazione sui media italiani. Infatti dopo l'iniziale entusiasmo verso il vincitore delle elezioni elleniche, Alexis Tsipras, con l'intera politica italiana che ne tesseva gli elogi, la situazione si è raffreddata. Il perchè è facilmente intuibile, dopo la consapevolezza che l'uomo nuovo alla guida di Atene avrebbe cercato, fatto incredibile per l'italico pensiero politico, di mantenere le promesse elettorali, i segnali lanciati da Matteo Renzi sono stati di sostanziale freddezza. Le politiche di Tsipras sono pericolose per un leader del centrosinistra ortodosso qual'è ormai il premier italiano che sta rottamando. è vero, ma prevalentemente dalla parte sbagliata. Il rischio per Renzi è che le parole d'ordine di Syriza possano risvegliare nei militanti del Pd la natura delle loro radici. E non parlo solo degli ex comunisti ma anche di molti ex democristiani che hanno a cuore gli interessi popolari e delle famiglie e meno quelli di Marchionne e& c. Così ecco la freddezza renziana verso Tsipras e le dichiarazioni di fedeltà al rigore teutonico. Obbediente al nuovo corso, la maggior parte della stampa nazionale del nostro Paese, si è subito orientata sugli umori di palazzo. Intendiamoci non è che opinionisti illuminati abbiano perso improvvisamente il senno o la penna, ma le scelte di titolazione ed impaginazione, che come sappiamo hanno un enorme peso nel fare opinione, si sono orientate su altro. Facile da fare senza neppure destare tanti sospetti, visto che gli argomenti da titoli di prima pagina non mancano. Per non parlare poi dei talk show che o non si sono occupati della Grecia o hanno accuratamente selezionato gli ospiti con un bilancino "adeguato" a rendere certe posizioni predominanti. La maggior parte dei commentatori. sia di destra che  della sinistra “nazzarena” hanno subito evidenziato che quello della Grecia nei confronti dell'Europa era un ricatto e che era fatto positivo che i mercati se ne fossero fregati della Grecia. E' un piccolo paese, una sua uscita dall'euro alla fine potrebbe non essere un dramma. Insomma spariti all'improvviso i discorsi sull'intollerabile impoverimento di milioni di persone, sui bambini senza vaccinazioni, sull'emergenza alimentare nelle città e periferie elleniche. La notizia è invece che le banche sono state salvate e che il ricatto di Tsipras non funziona e che quindi ad Atene non sarebbe rimasto che tornare all’ovile, ubbidiente ai lupi della troika travestiti da pastori. Diciamo che l'epilogo era prevedibile, proprio perchè Tsipras è stato lasciato solo a combattere la sua battaglia. L'errore di valutazione fatto dal neo leader greco è stato doppio, il primo ha pensato che si potesse creare una sorta di fronte unito dei paesi del sud Europa, magari assieme alla Francia di Hollande, l'altro forse più grave è valutazione dell'avversario. E' infatti convinzione comune in gran parte della sinistra continentale, Syriza compresa, che la governance europea alla fine sia meno cattiva di quanto probabilmente è, nell'idea che conservi un fondamentale carattere positivo. L'idea insomma che alla fine, nella prospettiva di uno strappo sull’unità monetaria, si sarebbe riusciti a spuntarla. Errori di valutazione gravissimi, perchè in realtà non solo i paesi mediterranei temendo ritorsioni si sono subito smarcati, ma soprattutto perchè nella logiche vincenti a Bruxelles l'idea resta quella teutonica di una rigida tenuta dei conti, che sovrasta perfino la volontà popolare. Diciamo chiaro, questa Europa rischia di avere una deriva antidemocratica, una dittatura monetaria che pesa esattamente come una dittatura imposta con i carri armati. In sostanza Tsipras confidando e forse sopravalutando il proprio peso in caso di proprio default e uscita dall'euro. ha chiesto ciò che non era possibile nell’ambito di una struttura di moneta unica come è stata concepita in Europa. L'idea di poter attuare una politica diversa da quella dei massacri sociali non ha cittadinanza in questa Europa, sempre più lontana dall'affetto degli europei. L'Italia in questo è colpevole come la Germania, forse di più perchè presto potrebbe trovarsi al posto della Grecia. Infatti il nostro Paese che detiene ormai la gran parte del proprio debito pubblico dopo la recente manovra di Draghi, e per effetto di questa, dovrà comunque garantire attraverso la Banca d’Italia gli eventuali titoli sovrani comprati dalla Bce. Insomma in caso di problemi bisognerà arrangiarsi. Non si è avuto il coraggio di appoggiare Tsipras nella sua battaglia pur sapendo che non sarebbe finita come per Leonida alle Termopili. Ora c'è il rischio che il prossimo obiettivo, basterà che la crisi morda ancora un poco, diventi il Belpaese, con il rimpianto che l'Italia avrebbe avuto tutto l’interesse per appoggiare Tsipras nella sua battaglia senza il solito doppiogiochismo vigliacco di chi ti fa l'occhiolino ai greci mentre rimane a braccetto con Angela Merkel e senza neppure fargli Cucù da dietro un obelisco.

Fabio Folisi