I giornalisti Nuzzi e Fittipaldi alla sbarra del tribunale Vaticano. Appello dell’Osce per il ritiro delle accuse

In Vaticano è iniziato con le scaramucce procedurali  il processo per la divulgazione di documenti riservati. Cinque gli imputati. Tre funzionari vaticani accusati di aver rubato e diffuso informazioni segrete sulla gestione economica della Santa Sede e i due giornalisti italiani Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi che sono a giudizio invece per concorso in reato per aver elaborato e diffuso i documenti nei loro libri. In attesa che il dibattimento abbia effettivo inizio, in realtà lunedì prossimo,  a parlare è stata da Vienna la rappresentante dell'Osce per la libertà dei media, Dunja Mijatovic, che ha chiesto alle autorità della Città del Vaticano di ritirare le accuse penali nei confronti dei giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, che compariranno nelle prossime ore in Vaticano all'udienza penale per rispondere del reato di divulgazione di informazioni e documenti che sono di interesse fondamentale per lo Stato della Città del Vaticano. La nota dell'Osce è stata diffusa in Italia da Ossigeno per l'Informazione. "I giornalisti devono essere liberi di riferire su questioni di interesse pubblico e di proteggere le loro fonti confidenziali - ha detto Mijatovic -. Invito le autorità a non procedere con le accuse e proteggere i diritti dei giornalisti in conformità agli impegni con l'Osce". L'Osce ricorda che le accuse sono relative al contenuto dei libri di recente pubblicazione, nei quali i due giornalisti hanno pubblicato documenti sulla presunta cattiva gestione finanziaria e la corruzione nella Città del Vaticano. Intanto i due giornalisti Nuzzi e Fittipaldi hanno fatto sapere che saranno presenti in Vaticano per il processo. Anche la Federazione della stampa italiana è intervenuta con una nota di  Raffaele Lorusso, segretario generale: "Con le loro pubblicazioni - osserva Lorusso - Fittipaldi e Nuzzi hanno fatto soltanto il loro dovere, ossia informare l'opinione pubblica, non soltanto italiana, di trame di potere e di traffici poco leciti che hanno coinvolto anche alcuni esponenti della gerarchia ecclesiastica. È paradossale che venga contestata ai giornalisti la pubblicazione di notizie, anche se riservate o coperte da segreto, soprattutto quando c'è un interesse dell'opinione pubblica a conoscere determinati fatti. In questo, come in altri casi, erano altri - e non i giornalisti - che avrebbero dovuto custodire i segreti. È pertanto auspicabile che i giudici vaticani tengano conto di questo aspetto e che, pur non essendo lo Stato Vaticano membro del Consiglio d'Europa, si rifacciano ai principi in tema di libertà di stampa e di tutela delle fonti dei giornalisti sanciti dalla Corte europea dei diritti dell'Uomo. Quei principi hanno infatti natura generale e possono ritenersi vincolanti per tutta la comunità internazionale, a prescindere dall'adesione alle Convenzioni. Sarebbe grave e inspiegabile un diverso orientamento della giustizia vaticana. Non vorremmo, infatti, che Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, ai quali va il sostegno e la solidarietà del sindacato dei giornalisti italiani, diventassero gli agnelli sacrificali per coprire i veri responsabili della vicenda. Che, evidentemente, sono dentro le mura vaticane".