“I diritti dei disabili e le beghe di una piccola città – a proposito del “caso Ciriani”. Lettera ad e-Paper del presidente di Legacoopsociali Fvg

"Curiose (?!) le reazioni alla notizia (lanciata da e-Paper lunedì scorso ndr) del mio esposto nei confronti dell'ex presidente della Provincia di Pordenone Alessandro Ciriani. Merita rifletterci un attimo su. Ne possiamo trarre un saggio in miniatura sull'asfissia delle piccole città di provincia, sull'orizzonte privo di prospettive: a farla grande, sulla decadenza di un mondo chiuso, miseramente tronfio ed autoreferenziale. Poeti e romanzieri, cantautori e sociologi ne hanno discorso ampiamente, e sembra proprio che l'unica prospettiva rimasta sia quella della fuga, indicata dal Joyce dei "Dubliners" e praticata da tanti giovani che se ne vanno altrove. Ho realizzato una lunga inchiesta sui conflitti di interesse di Alessandro Ciriani, tra l'autunno 2014 e l'estate scorsa. L'ho fatto avendone il titolo, in quanto firmatario di una convenzione tra Provincia ed associazioni imprenditoriali e della cooperazione, per l'attivazione di uno strumento per l'inserimento lavorativo dei disabili. Trattasi della cosiddetta "convenzione triangolare", con cui le aziende private possono assolvere ad una quota (minimale) di assunzioni obbligatorie di disabili conferendo attività economiche a cooperative sociali. Ad attivare la mia curiosità, con una dichiarazione-boomerang, fu proprio uno dei funzionari che ho segnalato nel mio esposto alla Procura della Repubblica di Pordenone, presentato nell'agosto scorso. Esposto nel quale ho indicato sia il percorso logico, che la documentazione raccolta, che raggiunge il complesso di 96 pagine. La sintesi, molto semplificata, è che il Presidente della Provincia Alessandro Ciriani affidava attività economiche ad una cooperativa di cui il commerciale per la provincia di Pordenone era Ciriani Alessandro. Da mesi la stampa cittadina e gli enti interessati sono stati informati esaurientemente dei termini della vicenda. Solo ora la cosa "esplode" - per altro veramente in tono minore - con mesi di ritardo, grazie ad un giornale on-line evidentemente più autonomo dei periodici pordenonesi. La cosa avviene purtroppo a ridosso di una futura campagna elettorale: evento che, come ogni anno, angustia o appassiona inesorabilmente il tempo di noi cittadini, più o meno come gli altri eventi canonici del calendario laico e religioso. Se Alessandro Ciriani ha da lamentarsene per la coincidenza, lo faccia con certi velinari, subalterni al potere politico tanto da autocensurarsi peggio di quanto l'avrebbe fatto l'Ovra del passato regime (di cui Ciriani è non pentito nostalgico, anche se almeno da tempo non si segnalano più attività manesche). A volte l'eccesso di potere politico produce risultati paradossali. Ad una cosa però non voglio credere: che Ciriani sia caduto solo ora dal pero. La mia indagine, realizzata a colpi ripetuti di richieste di accesso agli atti, gli era nota certamente tramite i funzionari. Qualcuno di loro se ne era pure lamentato, tramite comuni conoscenti. A me, in quanto cooperatore sociale, e pure come lavoratore disabile, le prossime elezioni interessano solo in quanto dovrò iniziare nuovamente a predicare ai nuovi amministratori quello che predico da più di trent'anni. E cioè che esistono norme che tutelano i lavoratori svantaggiati e disabili, che si potrebbe fare questo e quello di buono... tanto, in gran parte, saranno parole al vento. Una vera e propria fatica di Sisifo. Quando poi non succede, come in questo caso, che - dopo anni ed anni di ripetizioni che sembrano sempre più una mistica nenia - ci si accorge che qualcuno si attiva solo perché conviene a lui, e non alla collettività che lo ha designato ad un incarico che dovrebbe essere super partes. Solo ancora due considerazioni. La prima per commentare (chi vuole se lo vada a vedere direttamente) il profluvio di commenti sulla pagina facebook di Ciriani. Nelle due pagine (cercare quella impareggiabile dove Ciriani A. si fa scudo del figlio, che certo pro futuro glie ne sarà grato) risulta evidente che questi cosiddetti social networks sono in realtà gli eredi dei banconi delle osterie, laddove la foia di una scrittura rivolta solo allo schermo di telefonini et similia sfrena argomentazioni, non meno ardite di quelle indotte dai fumi dell'alcool. Sproloquiando su cose che non si conoscono, insultando sul piano personale, inventando complotti, deliri o falsità. Ma dimenticando simmetricamente fatti precisi, come quello che Ciriani L., della stessa famiglia e dello stesso partito, è stato in tempi recenti l'assessore regionale competente a vigilare sulle vicende di CoopCa e Coop Operaie, ormai sappiamo con quale costrutto. Inoltre tale poco edificante lettura porta alla intuizione epifanica che i fascisti rimangono, al contrario di chi sostiene che non ci sono "più destra né sinistra", inesorabilmente tali, con il loro correlato di rancorosa violenza, pro tempore solo verbale. La seconda è per commentare il mutismo della politica locale sulla vicenda. Ho già implitamente suggerito sopra quali ne possono essere i motivi, ma è carino notare che l'unica eccezione è l'intervento del capogruppo forzista in Regione Riccardo Riccardi. Quello stesso che mesi fa scatenò una polemica strumentale contro un provvedimento a favore di migliaia di operatori sociali che lavorano, a volte da decenni, creando e tenendo in piedi servizi pubblici, senza quei titoli che la stessa Amministrazione Regionale (di cui pure lui è stato assessore) non si è preoccupata di fornire, attraverso programmazione e realizzazione di attività formative. Da mesi, come associazioni della cooperazione sociale e comitati degli operatori "privi di titoli", attendiamo il promesso incontro con il dott. Riccardi, che finora non ci è stato concesso. Ora se ne può capire il motivo: è, come sempre, occupato a spedire messaggini dal suo telefonino".

Gian Luigi Bettoli, presidente di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia