Gravi restrizioni alla libertà di movimento degli sfollati iracheni nei campi in Iraq

L’Agenzia dell’ONU per i Rifugiati esprime “preoccupazione” per il numero crescente di iracheni recentemente sfollati interni che vengono portati in campi dove sono imposte restrizioni alla loro libertà di movimento “in modo sproporzionato rispetto ad ogni legittima preoccupazione, incluse quelle che riguardano la sicurezza”. È quanto si legge in una nota dell’UNHCR in cui l’Agenzia “pur riconoscendo la responsabilità delle autorità di effettuare controlli di sicurezza sulle persone che lasciano un territorio controllato da gruppi estremisti”, fa appello al governo “affinchè siano stabilite procedure trasparenti e strutture apposite per queste funzioni, separate dai campi previsti per fornire riparo e altra assistenza umanitaria agli sfollati iracheni”.
Il campo di Nazrawa, nel governorato di Kirkuk, è stato aperto dall’UNHCR nel novembre del 2015 per gli sfollati interni iracheni in fuga da conflitti e gravi violazioni dei diritti umani, grazie a contributi finanziari da parte di oltre dieci Stati donatori. Questa è stata una risposta ad una richiesta avanzata già da tempo dalle autorità di Kirkuk per ottenere maggiore supporto nel loro sforzo teso a fornire protezione e assistenza a numeri significativi di sfollati interni iracheni (sono quasi 400.000 ad oggi nel Governorato). Circa 2.000 iracheni sfollati vivono al momento nel campo di Nazrawa. Le autorità, però, hanno progressivamente imposto restrizioni alla libertà di movimento per i residenti nel campo e, dal 22 febbraio 2016, tutti i residenti sono stati strettamente confinati al campo, indipendentemente dal fatto che abbiano completato o meno i controlli di sicurezza.
Misure di ricollocamento forzato di iracheni nei campi, così come restrizioni alla loro libertà di movimento sproporzionate, sono state rilevate anche in altre zone dell’Iraq.
Nel campo di Garmawa nel nord dell’Iraq, gli iracheni che erano stati ricollocati forzatamente nel campo dai villaggi del distretto di Tilkaif nel 2015, continuano a subire restrizioni alla loro libertà di movimento. Preoccupazioni simili stanno emergendo anche nei governorati di Salah Al Din e Anbar.
L’UNHCR, quindi, “esprime preoccupazione per l’evolversi di questa tendenza, in quanto la libertà di movimento è essenziale affinché le persone sfollate possano esercitare i loro diritti, quali l’accesso al lavoro, al cibo, all’assistenza sanitaria e all’assistenza legale. Considerando l’aumento delle operazioni militari contro i gruppi estremisti, si aspettano ulteriori sfollamenti, ed è pertanto sempre più urgente che le autorità assicurino sia che gli sfollati interni possano accedere a servizi di protezione in modo tempestivo, sia che i campi mantengano il loro carattere umanitario”.
Ad aggiungersi a quasi un milione di iracheni sfollati a partire dal 2006-7, ci sono oltre 3.3 milioni di persone in Iraq che sono state costrette a spostamenti interni al Paese da gennaio 2014. “Le persone sfollate in Iraq – conclude l’Agenzia Onu - continuano a dover affrontare numerose sfide, tra cui l’esposizione alla violenza, sproporzionate restrizioni nell’accesso alla sicurezza e nella libertà di movimento, insediamenti forzati, e accesso limitato ai servizi di base”.