Gli imprenditori brindano a Champagne. Renzi prosegue il massacro dello Statuto dei lavoratori

Approvati ieri dal Governo Renzi gli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs act. Già nel febbraio scorso lo si era capito benissimo, uno degli obiettivi non scritti, almeno non con questa virulenza, nel programma di Governo di Matteo Renzi, programma sul quale è sempre bene ricordarlo gli italiani non si sono mai espressi con il voto, è lo smantellamento della legge 300, lo Statuto dei lavoratori, non solo del famoso art.18. Con le ultime decisioni si completa il quadro, legittimo, perchè in democrazia non vi è nulla, o quasi, di inamovibile, ma discutibile nei contenuti soprattutto perchè realizzati da un governo che nasce dal seme della sinistra ma che dopo essere germogliato sta producendo frutti di destra. Tralasciando gli aspetti etici legati al fatto che esattamente come la nostra democrazia è nata dalla Resistenza, la legge 300 era nata dalla lotta di milioni di lavoratori, quello che colpisce è la scarsa qualità dei provvedimenti presi. Scusandoci per la lunghezza dello scritto e per alcune "esemplificazioni", iniziamo cronologicamente con quelli varati a febbraio, quando il Consiglio dei ministri approvò, dopo il passaggio nelle commissioni parlamentari, due decreti delegati cuore del Jobs Act, regolando il contratto a tutele crescenti e la nuova Aspi, l'indennità di disoccupazione. Varato successivamente anche un terzo decreto sul riordino dei contratti precari. Allora con il solito Tweet trionfante Renzi annunciò al mondo “Oggi è il giorno atteso da anni” dando fiato alle trombe della retorica. Non disse il falso quella volta Renzi, infatti quei provvedimenti e forse ancora di più quelli varati ieri, erano attesi da anni soprattutto dagli imprenditori che da oggi avranno non solo mano libera ma strumenti di controllo ai limiti del vessatorio sui loro sottoposti e potranno demansionarli liberamente. Insomma non solo con le nuove regole sulla giusta causa dei licenziamenti invece del reintegro l’azienda potrà provvedere al risarcimento monetario dei lavoratori, ma si sancisce il principio che è sufficiente monetizzare, sia con singoli che addirittura collettivamente le crisi aziendali per “risolvere” i problemi scaricandoli sulla forza lavoro e senza dover passare per i tavoli di crisi. Le prime bottiglie di Champagne Confindustria le stappo a Febbraio, altee erano in fresco e verranno aperte in queste ore.
Anche sulla questione disoccupazione, la cui riforma è venduta da Renzi come una novità che allarga i diritti ad una platea più vasta c'è in realtà molto fumo e pochi soldi. La decantata Naspi, oltre ad aggiungere una “N” alla precedente sigla Aspi prevede che per coloro che perderanno il posto di lavoro e avranno almeno 13 settimane di contributi negli ultimi quattro anni scatti un’indennità, parametrica alla retribuzione con durata di 24 mesi che nel 2017 scenderà a 18 mesi. Fatti i conti si tratta di cifre irrisorie dato che fra l'altro c’è il problema delle risorse. Su questi capitoli il governo ha messo poco meno di 2 miliardi in tutto, meno di quanto siano costati i vecchi ammortizzatori sociali nel 2014 che dimostra che l'allargamento è semplicemente una redistribuzione togliendo ai “ricchi disoccupati ordinari” per dare la mancetta ai disoccupati più precari. Insomma una doppia beffa, dato che non è sicuro che i sussidi siano finanziati per tutti.
Ma torniamo alle nuove bottiglie di Champagne da tappare da parte degli imprenditori, i nuovi decreti varati prevedono che in fabbriche e uffici vengano messi sotto tutela tablet, pc e telefonini senza placet sindacale. Le aziende insomma potranno controllare a distanza i propri lavoratori tramite gli strumenti di lavoro come pc, tablet e cellulari senza che sia necessaria un’intesa sindacale o un’autorizzazione dal ministero del Lavoro, mentre serviranno delle richieste per installare telecamere o altri sistemi di controllo fissi. In sostanza è stato modificato l’art. 4 dello Statuto dei lavoratori rispetto alla privacy. Sarà tuttavia sempre obbligatorio informare prima e in maniera completa i lavoratori sulle modalità d’uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli, che devono avvenire sempre nel rispetto della privacy anche se questo secondo aspetto non è chiaro nelle modalità perchè appare chiaro che se c'è controllo sulle persone c'è gioco forza invasione della privacy. Fra l'altro le informazioni che l’azienda raccoglie elettronicamente potranno essere utilizzabili anche ai fini disciplinari, compreso il licenziamento. Ma il favore più grosso alle imprese riguarda il cosiddetto demansionamento. Nei casi di ristrutturazione o riorganizzazione l’impresa può modificare le mansioni del lavoratore anche sul livello di inquadramento inferiore, senza cambiare il trattamento economico, fatta eccezione per quello accessorio. Ovviamente è facile prevedere che il salario accessorio aumenterà il suo peso in busta paga. Novità anche sulla Cassa integrazione: il tetto è a 36 mesi mentre maggiori tutele vengono allargate alle imprese sopra i 5 dipendenti. Anche in questo caso si limitano beneficia ad alcuni per allargarli ad altri, la questione quindi viene sempre risolta togliendo a qualcuno per dare ad altri ma sempre all'interno della categoria dei lavoratori. Si limita infatti la durata della Cig (sia ordinaria che straordinaria) a 24 mesi in un quinquennio “mobile”. Tetto che può salire a 36 mesi con il ricorso esclusivo ai contratti di solidarietà (24 mesi di solidarietà e poi 12 di cig), i quali possano diventare una causale della cassa integrazione straordinaria, a cui viene equiparata anche per quanto riguarda i massimali di integrazione salariale. Allo stesso tempo, gli ammortizzatori sociali vengono estesi alle piccole imprese oltre i 5 dipendenti e cioè a 1,4 milioni di lavoratori prima esclusi. Si introduce da un lato uno sconto del 10% sul contributo ordinario per tutte le imprese e dall’altro quelle che più utilizzano la cig più pagano (c’è un contributo addizionale del 9% della retribuzione per chi la usa per un anno; del 12% sino a due anni e del 15% a tre).
Gli altri provvedimenti varati sono sostanzialmente organizzativi, nasce l’Agenzia per le politiche attive (Anpal). In sostanza si istituisce una Rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, coordinata dalla nuova Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), attiva da inizio 2016 che dovrebbe essre strumento di ricollocazione “personalizzata” dei lavoratori disoccupati. Su questo il giudizio è sospeso, ala massimo la ricollocazione al lavoro rimarrà come oggi, assolutamente inefficiente per non dire inutile dato che è notorio che gli unici, o quasi, che hanno trovato lavoro tramite i centri per l'impiego sono quelli che nei centri stessi lavorano. .
Il decreto legislativo prevede invece che al fine di razionalizzare e semplificare l’attività ispettiva venga istituito l’Ispettorato nazionale del lavoro, che sotto la guida del ministero del Lavoro coordinerà tutto il personale ispettivo compreso quello in forza a Inps e Inail.
Interessante invece è la procedura che cerca di evitare lo scandalo delle “dimissioni in bianco” fatte firmare come deterrente dagli imprenditori, spesso alla donne che devono garantire di non “entrare in maternità”. Con il nuovo sistema, giurano da Governo, sarà impossibile far firmare le dimissioni “in bianco” perchè queste andranno fatte esclusivamente in via telematica e si dovranno usare appositi moduli resi disponibili nel sito del ministero del Lavoro. I nuovi moduli per le dimissioni, è stato stabilito nel Jobs act, potranno essere trasmessi dal lavoratore anche tramite i patronati, le organizzazioni sindacali, gli enti bilaterali e le commissioni di certificazione. Un altro elemento previsto dai decreti riguarda i contratti di collaborazione a progetto che non possono più essere attivati. Dal 1° gennaio 2016, ai rapporti di collaborazione che si concretizzino come “continuativi ed etero-organizzati” saranno applicate le norme del lavoro subordinato. Ultima norma prevede che nel congedo parentale retribuito (al 30%) si passa da 3 a 6 anni del bambino, mentre per il non retribuito da 8 a 12 anni.