Gli F-35 e le spese militari sono intoccabili per il governo Renzi

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La disoccupazione non accenna ad affievolirsi, il lavoro latita ed i cittadini hanno sempre meno soldi da spendere. Al contrario il governo Renzi non diminuisce di un solo centesimo quanto stabilito da assegnare al programma Joint Strike Fighter: parliamo di 583 milioni di euro soltanto per l’anno 2015. Le spese militari restano dunque un 'fronte', è il caso di dirlo, aperto a mille critiche: come affrontare ogni discorso legato ai diritti, al lavoro, al sociale oppure all'ambiente se verso gli F-35, in primis, si dirotta una spesa esagerata e senza apparenti giustificazioni ?

Il Documento programmatico pluriennale presentato tre giorni fa dal Ministero della Difesa ha chiarito senza indugi la strada che è stata intrapresa. Riguardo al pro­gramma sugli aerei militari (di cui si parla ormai da anni) il DPP recita: «Oneri com­ples­sivi sti­mati per circa 10 miliardi: com­ple­ta­mento previsto 2027». Un investimento incredibile in tempi come questi. Il ministro Roberta Pinotti ha disatteso quanto approvato alla Camera dei deputati lo scorso settembre: una mozione firmata dal piddino Gina Piero Scanu impegnava infatti il suo stesso governo «a rie­sa­mi­nare l’intero pro­gramma F-35 per chia­rirne cri­ti­cità e costi con l’obiettivo finale di dimez­zare il bud­get finan­zia­rio ori­gi­na­ria­mente pre­vi­sto». L'ostacolo è stato aggirato nel silenzio generale: il governo Renzi procede senza tentennamenti.

Dal 2007 la campagna "Taglia le ali alle armi" mira alla cancellazione del programma di caccia dell'azienda statunitense Lockheed Martin. “Anche se la mozione per il dimezzamento - afferma Sergio Bassoli di Rete della Pace -, comunque promossa dalla maggioranza e in particolare dal Pd, non è stata l'unica ad essere votata e quindi il governo può giocare nel fraintendere le intenzioni della Camera, è evidente come il grave dato politico sia quello di un non rispetto della volontà parlamentare, e in ultima analisi popolare”.

A quanto pare il docu­mento parla persino di «rispetto delle mozioni» e di «note­vole dimi­nu­zione» della spesa per gli F-35: in realtà era stato l’ex Mini­stro della Difesa Giam­paolo Di Paola a fare un passo concreto in questa direzione. Parliamo però di tre anni fa: allora Di Paola decise di tagliare 41 cacciabombardieri su 131 con un risparmio effettivo di oltre 5 miliardi di euro. Ci chiediamo se ora le proteste saranno tali per cui il Ministero della Difesa dovrà ripensare la questione.

Nel frattempo Sel ha chie­sto uffi­cial­mente le dimis­sioni del Ministro Pinotti: la richie­sta alla Camera dovrebbe essere il prossimo passo.