Fronti multipli aperti e notti insonni per Matteo Renzi

Anche se lui ostenta la solita guasconesca sicurezza, la situazione si sta complicando per Matteo Renzi che ora è sulla difensiva, costretto dalla situazione a parare i colpi che gli arrivano da destra come da sinistra e perfino dagli ultimi scampoli di quel centro ormai masticato, anche se non digerito del tutto, dal paese. Basti pensare a Mario Mauro che dopo aver lasciato la maggioranza incassando l'ilarità del Pd (non si accorgerà nessuno della sua mancanza, avevano subito detto esponenti democratici) ha mandato sotto la il Governo in commissione al Senato sulla riforma della scuola. I senatori erano chiamati a votare il parere di costituzionalità sul disegno di legge. La votazione, alla quale aveva preso parte anche la presidente della Commissione, la dem Anna Finocchiaro, è finita con dieci sì e dieci no, quindi il parere finale è negativo. Il tutto con il voto decisivo proprio del senatore Mario Mauro dei Popolari per l’Italia, partito che fino alla settimana scorsa era seduto nei banchi della maggioranza di governo. Ma in realtà a Palazzo Madama, al di là della posizione di Mauro, i numeri per Matteo Renzi sono fortemente a rischio. Circolano con insistenza rumor clamorosi, forse messi in giro ad arte, secondo cui una decina di senatori appartenenti ai gruppi Gal e Area Popolare ma provenienti sia da Ncd, sia da Udc, sia da Scelta Civica, sarebbero pronti a seguire l'esempio dell'ex ministro della Difesa votando contro l'esecutivo guidato dal leader del Partito Democratico. Sicuramente il caso della richiesta di manette per l'esponente Ncd Antonio Azzollini, presidente della commissione Bilancio al Senato, rende la situazione ancora più delicata. Azzollini infatti è protetto dall’immunità parlamentare e per procedere è necessario il voto dell’aula del Senato. Lo scorso dicembre sempre la procura di Trani aveva fatto richiesta di utilizzare delle intercettazioni telefoniche che coinvolgevano Azzollini in un’inchiesta sul porto di Molfetta: in quell’occasione il Senato negò l’autorizzazione anche con i voti del Partito Democratico. Ma ora potrebbe andare diversamente, il presidente del Pd Matteo Orfini aveva detto che il suo partito averebbe votato a favore dell’arresto di Azzollini. La dichiarazione aveva subito suscitato polemiche dato che il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano è un alleato di governo del Partito democratico. Una soluzione sarebbe stata l'autosospensione del senatore, ma la cosa è data per improbabile.
Mercoledì scorso un altro segnale di difficoltà era giunto proprio dall'aula del Senato, dove il Governo era stato battuto due volte durante l’esame degli emendamenti al disegno di legge sul cosiddetto “omicidio stradale”. Segnali di un nervosismo che Renzi non può sottovalutare.
Il timore dei parlamentari è che, dopo i brutti risultati elettorali del 31 maggio scorso, il premier-segretario voglia di fatto trasformare il governo in un monocolore Pd, cercando da un lato di ricucire con la minoranza interna e dall'altro di operare una campagna 2acquisti” ovunque se ne determini l'occasione. Se così fosse, dicono ma senza esporsi alcuni esponenti centristi - sarebbe del tutto inutile continuare a fare i portatori d'acqua per i Democratici per poi essere scaricati in prossimità delle elezioni siano esse nel 2018 che prima. Meglio quindi rompere subito e partecipare alla ricostruzione del Centrodestra per giocarsi nelle urne la sfida con Renzi.
In realtà anche alla sinistra di Renzi vi sono manovre, sia fra i fuoriusciti che nella minoranza Dem. Insomma i fronti aperti per Matteo Renzi sono diversi. E tutti molto preoccupanti. Non solo il caso del già menzionato Azzollini, c'è la vicenda di Mafia Capitale. Le ultime intercettazioni di Salvatore Buzzi infatti sono pericolose per il Pd, nel mirino degli investigatori non c'è solo il Comune di Roma e la Regione genericamente, ma come denunciano i grillini, anche direttamente il Pd. Tanto, dicono in ambienti molto ben informati che lo stesso Renzi potrebbe essere costretto a riferire in Aula. Così come da trattare con le molle per il premier sarà la questione immigrazione. La vicenda tenuta, più o meno artificialmente, sotto pressione dalla Lega di Matteo Salvini e dai Governatori di centrodestra del Nord, rischia di divenatre per Renzi la maggiore brutta figura dall'inizio della sua carriera di premier, se come tutto fa sospettare, dall'Europa non arrivasse alcun aiuto sul piano della ripartizione delle quote. Per Renzi sarebbe davvero una brutta figura nazionale e internazionale, un uppercut al mento da ridimenzionarlo parecchio se non farlo stramazzare al suolo. Se poi aggiungiamo al quadro le molte partite delicate aperte sul fronte economico, le notti del premier potrebbero davvero essere insonni. Basti pensare ai soldi da trovare per la bocciatura della reverse charge, i pensionati che minacciano ricorsi dopo il decreto Poletti e l'incubo dell'aumento dell'Iva che incombe dall'Europa se la spending review non portasse ai risultati sperati.
Renzi Pare confidi sul piano dei numeri al Senato per rimpolpare la sua maggioranza nell'arrivo di 10-12 verdiniani, ma a quel punto con la maggioranza ancora più spostata verso il Centrodestra il rischio di aumentare le defezioni nella sinistra Pd sarbbe altissimo ed il richiamo al bene della “ditta” potrebbe non bastare. Insomma osservando la politica italiana non ci si annoia, peccato che non si tratta di una partita di Risiko o Monopoli e che dalle scelte di Governo e Parlamento dipenda la vita degli italiani, non servono sondaggi per sapere quanto questi siano ormai preoccupati e, quasi al 50% schifati.