Firmato l’accordo di pace per la Libia ma senza il parlamento di Tripoli

E' improprio cantar vittoria, ma un passo in avanti verso la stabilizzazione della libia è stato fatto per davvero dopo molti annunci negli scorsi mesi. L’accordo di pace e di riconciliazione proposto dalle Nazioni Unite per la Libia è stato infatti firmato nella serata di sabato a Skhirat in Marocco, a sud della capitale Rabat. Al testo preparato dall’inviato dell’Onu, il diplomatico spagnolo Bernardino León, manca però la firma di una delle due parti in conflitto: il parlamento di Tripoli, in cui c’è una forte presenza di Fratelli musulmani e che è appoggiato dai miliziani islamici della coalizione Alba libica. A firmare è stato il governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, che controlla solo parte della Cirenaica nell’est del paese e molte tribù locali e regionali che in quel Paese ormai martoriato dalla guerra civile hanno un peso non indifferente almeno sul controllo del territorio.
Il mediatore delle Nazioni Unite ha comunque sottolineato che l’intesa rappresenta “una cornice globale per continuare la transizione politica iniziata nel 2011”. Il documento, che prospetta la fine dei combattimenti e la formazione di un governo di unità nazionale, è stato firmato anche da altre fazioni minori. Tra queste, la più importante è quella della città di Misurata, alleata con la coalizione Alba libica che controlla dall’agosto scorso Tripoli e la Tripolitania. L’intesa voluta fortemente dalle Nazioni Unite prevede appunto la formazione di un governo di unità nazionale guidato da un premier e due vice, dotati di poteri concreti, per un anno. Nel documento si indica anche come unico parlamento legittimo quello di Tobruk. Aspetto, quest’ultimo, giudicato inaccettabile dalle autorità di Tripoli.
Inutile dire che la questione libica non è di poco conto relativamneto all'arrivo costante di flussi migratori verso l'Europa, ad aggravare il caos libico inoltre c’è l’avanzata nel paese del gruppo Stato islamico, che controlla Derna ma ha già colpito più volte Tripoli e assedia Sirte. La minaccia jihadista – come hanno ripetuto a più riprese i ministri degli esteri di Italia, Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Germania e Spagna – dovrebbe essere proprio la molla per fare scattare una solidarietà nazionale contro il comune nemico tra le autorità di Tripoli e quelle di Tobruk. Ma finora questo non si è verificato.