Fincantieri “affonda” nel settore offshore

Nel corso della presentazione ufficiale dei risultati del primo trimestre 2015 di Fincanteiri, l'ad, il direttore finanziario,  Giuseppe Dado, ha cercato di minimizzare, ma le difficoltà del segmento offshore non possono essere ignorate: "Nel secondo semestre ci aspettiamo un incremento degli ordinativi, col rinnovamento della Marina Militare e l'accordo con la Carnival, ma - aggiunge Dado -  ma i margini continuano a risentire del calo di redditività del segmento offshore ma anche di navi da crociera attualmente in produzione". Di certo non si tratta del migliore trimestre per il gruppo Fincantieri, del gruppo, controllato da Cassa depositi e prestiti al 72%,. L’effetto negativo dell’offshore, ovvero delle produzioni navali specializzate nella ricerca sottomarina e nel supporto logistico a essa, si è abbattuta sui conti  limando sensibilmente margine e profitti. Il comparto, rappresentato dalla controllata (al 55%) norvegese Vard, era in gran parte attesa dagli analisti finanziari: il calo del prezzo del petrolio, infatti, si è riverberato sugli investimenti nella ricerca di nuovi campi sottomarini. Nonostante le dichiarazioni di Dado, gran parte delle più interessanti operazioni condotte dall’inizio dell’anno, dalla grande commessa Carnival al rinnovo della flotta militare italiana, non risulta nel primo trimestre dell'anno e quindi non contribuisce a tonificarne i risultati.

Il segmento offshore, che negli scorsi anni copriva quasi il 40% del fatturato Fincantieri, sta attraversando un periodo molto difficile, per rendersene conto è sufficiente dare un’occhiata agli indicatori del comparto: il margine operativo lordo, nel confronto con il primo trimestre 2014, è dimezzato a 16 milioni, mentre gli ordini crollano da 662 milioni a 30, il portafoglio ordini scende da 3,9 a 3,2 miliardi, il carico di lavoro flette di quasi un terzo da 2,6 a 1,8 miliardi.

Le borse hanno reagito con relativa compostezza, ma una ulteriore bordata di questa portata potrebbe sortire effetti molto più deleteri per il titolo in borsa.